=/\= Star Trek: Crocevia degli Universi =/\= =/\= U.S.S. Arcadia NCC0999 =/\= =/\= Episodio Pilota, parte prima. =/\= =/\= VitaMorte I =/\= "...nonostante alcuni blocchi di memoria si siano dimostrati refrattari ad ogni tipo di formattazione, l'inizializzazione del sistema operativo ha avuto pieno successo ed il computer ha iniziato un primo ciclo auto-diagnostico dei sistemi..." - Dal diario dell'Ingegnere Robert Bauval, addetto alla revisione dei sistemi informatici della U.S.S. Atlantis, NCC9804. Data Astrale 56820.6 La tenue brezza soffiava leggera da prora. Fresca, portandosi dietro un pungente odore di polvere da sparo, andava a riempire i polmoni di un uomo avvolto in un mantello nero dai risvolti dorati. Al capitano Harlock quell'odore non faceva paura, anzi, suscitava in lui una forte eccitazione. I lunghi capelli castani ondeggiavano sciolti accarezzati dal vento, mentre il suo occhio sinistro osservava il galeone francese, privato delle sue vele dalle potenti bordate dei cannoni della nave pirata, che si avvicinava sempre di piu'. Con un felice sorriso sulle labbra, il capitano sguaino' la sciabola che pendeva al suo fianco e, alzandola al cielo, urlo' a pieni polmoni: «Ciurma! All'Arrembaggio! In nome di Dio, della Regina e di tutto l'oro che si portano nella stiva!». Al comando del loro valoroso capitano, tutti i membri dell'equipaggio cominciarono l'attacco vero e proprio al galeone. Dopo le bordate dei cannoni arrivava finalmente il momento di arrembare la nave collegando le due con passerelle di legno oppure lanciandosi nel vuoto affidandosi a delle esili funi. Un solo uomo esitava: con la sua barba corta e folta e il fazzoletto rosso sulla testa appariva simile a tutti gli altri pirati della nave issante le Ossa Incrociate, eppure era molto diverso da loro. Si avvicino' al ponte di comando, dove il capitano stava preparandosi a lanciarsi verso la nave francese, e gli disse con tono sarcastico: «Signore, non vorra' che io attraversi quella tavola altamente instabile e finisca in pasto ai pescecani?». Il capitano replico' con un sorriso compiaciuto: «McRey, non solo dovrebbe andare all'attacco di quel galeone francese come stanno facendo tutti gli altri, ma dovrebbe anche divertirsi nel farlo. Noi siamo i pirati.» «Si signore, e' solo che...» «Comandante, se non vuole lanciarsi da una fune, o passare su una tavola sospesa, beh, vada ad uno di quei cannoni e apra un bel buco nella loro chiglia!» Il tenente comandante McRey corse sorridendo ad uno dei cannoni, lo carico' con della polvere da sparo e vi inseri' una palla nera. Accese poi un piccolo bastoncino di legno e guardo' il capitano. «Fuoco!» BOOM!!! Entrambe le navi vennero scosse come da una potente esplosione, ed il cielo stesso reagi' cambiando colore, diventando uno strano reticolo giallo e nero. Harlock impreco', poi disse: «Capitano a plancia cosa e' successo?» Una voce fredda, maschile, proveniente dal nulla, rispose alla domanda. «Capitano, venga in plancia, abbiamo bisogno di lei.» Harlock guardo' il tenente comandante McRey, in piedi accanto all'albero maestro, poi disse: «Computer, chiudere il programma.» -- Bar di prora della U.S.S. Arcadia, ore 22:15, ora della nave. Motoko si trovava al bancone a sorseggiare con tutta calma la sua birra bajoriana, godendosi la sua momentanea pausa, quando, gioviale come sempre, si avvicino' il comandante Bato. «Buongiorno tenente- esclamo' il robusto bajoriano con fare tra il serio e lo scherzoso -cosa sta bevendo tutta sola?» «La migliore cosa commestibile prodotta su Bajor.» rispose lei. «Se pensi che la birra sia "il miglior prodotto commestibile", significa che non hai mai assaggiato l'Hasperat...» Il comandante non fini' di completare la frase che Motoko gli si avvicino' incurvando leggermente la schiena e portando le braccia avanti, con la mano destra sulla spalla sinistra del Bajoriano ed il resto dell'avambraccio steso sul suo robusto petto, come per cercare una copertura, sporgendosi leggermente come se stesse spiando qualcuno. «Ehi- esclamo' Bato con un tono tra il sorpreso e lo scherzoso -non ti sembra di correre un po' troppo?» «Non pensare male... semplicemente, e' appena entrata una persona che non voglio mi veda, tutto qui...» replico' freddamente la Trill. «Chi e'?- chiese incuriosito -Un amante tradito? Oppure...» «Tenenti Kusanagi in sala macchine.» «Arrivo.- Rispose al comunicatore l'addetto alla sicurezza -Mi dispiace, Bato, ma penso che oggi non sia la tua giornata...» disse poi allontanandosi. Bato rimase in piedi, immobile con tutta la sua stazza bajoriana, ad ammirare, da dietro, il flessuoso corpo del tenente Kusanagi che si allontanava. Stava mentalmente traendo delle conclusioni su come l'addestramento della sicurezza avesse influito sul corpo della donna, quando all'improvviso un altro pensiero lo fulmino'. Il barista. Il barista bajoriano. Bato sapeva, dalle schede del personale, che il barista era un vecchio bajoriano, e questo lo inquietava un poco. I vecchi della sua razza erano in genere molto attaccati alla tradizione e sicuramente avrebbe potuto avere da ridire sulla sua mancanza dell'orecchino. Spinto dal desiderio di allontanarsi al piu' presto dal bancone, Bato ordino' velocemente una birra bajoriana, che gli venne servita da un aiuto-barista umano di colore. Il bar di prora non era certo affollato in quel momento, la poca gente presente se ne stava tranquilla, disposta a tavoli alterni come se un oscuro algoritmo ne avesse regolato la posizione. Il rumore nella sala era invece basso e soffuso, come sempre. Mentre Bato si dirigeva ad uno dei tavoli piu' vicini alla finestra, e parimenti piu' lontano dal grigio bancone del bar, ripenso' a quel barista di colore. "Gli umani hanno un sacco di sottospecie- penso' -probabilmente perche', al contrario di altre razze, hanno colonizzato anche gli angoli piu' remoti del loro pianeta natale, adattandosi, molte volte, a condizioni di vita molto difficili." Concluse la propria ponderazione con una sorsata di birra e uno sguardo al cielo stellato. Amava guardare il cielo stellato. Purtroppo, benche' l'avesse esplicitamente richiesto, non gli era stato assegnato un alloggio con le finestre. Ormai in stato semi-rilassato decise di definire i turni del suo staff per i giorni successivi. «Lindsay ai sensori. Case... Case lo mettiamo a studiare ed elaborare i dati raccolti sulla nebulosa. E Rydell? Allora, Rydell con Ficcadenti li voglio a fare qualche rilevamento su...» Si trovo' a rimuginare mentre digitava sul suo PADD portatile. All'improvviso uno scossone. La sala si mosse con un sobbalzo improvviso, come se si fosse assestata. Nel bar la gente fu colta di sorpresa. Alcuni bicchieri si mossero, altri si rovesciarono. Il rumore di fondo della folla aumento' sensibilmente. L'inquietudine per l'accaduto si era impossessata di tutti con una frustata. Bato spero' che si trattasse di qualcosa di insignificante. Poi un trillo veloce e una voce. «Ufficiali superiori in plancia, ripeto, Ufficiali superiori in plancia.» Era la voce del comandante Sasuk che stracciava la vana speranza di Bato. Con una certa riluttanza tocco' il comunicatore, appuntato sul suo ampio petto, e disse: «Arrivo signore.» Con passo spedito usci' dal bar e si diresse verso il turbo ascensore piu' vicino, quando udi' uno strano rumore. Proveniva da una delle paratie che dava accesso ai condotti di Jeffries ed era come se qualcuno stesse trafficando con degli attrezzi di metallo. Bato diede poco peso alla cosa. "Sara' qualche guardiamarina della sezione tecnica che effettua una riparazione." E con questo fugace pensiero guadagno' l'entrata del turboascensore 6 a pochi passi da lui. Si aggiusto' la casacca e disse: «Plancia.» -- Sala Macchine, davanti all'accesso ai tubi di Jeffries. «Farrel era andato a fare un giro di controllo nei tubi, circa un ora fa, e quando sono andato a chiamarlo l'ho trovato cosi'...» raccontava singhiozzando il guardiamarina Reileygh, indicando il corpo straziato della vittima, quando il tenente Kusanagi entro'. «Sembra un'arma da taglio molto ben affilata- le spiego' l'assistente medico, chino sulla vittima, osservando il suo tricorder -e, da una prima analisi, sembrerebbe essere stata inferta non piu' di mezz'ora fa...» «Guardiamarina Azonia, prenda dei phaser di tipo III, visori interfasici e tricorder HUD ed ispezioni il condotto con Snipes e Torrim- ordino' alla giovane addetta alla sorveglianza -se c'e' qualcuno non autorizzato a bordo lo scoveremo.» «Non pensa che sarebbe meglio avvertire prima il capitano?» replico' quasi con tono di rimprovero il tenente Breetai. Un violento scossone fece cadere a terra la Trill e quasi tutti i presenti. «Ufficiali maggiori in Plancia. Ripeto. Ufficiali maggiori in Plancia.» «Kusanagi a rapporto- esclamo' al comunicatore -C'e' qualche problema comandante?» disse mentre correva verso il turboascensore. «La informo che siamo in stato di allarme rosso.» replico' il vulcaniano con la sua voce calma e pacata, mentre il turboascensore saliva per la nave. -- «Diario personale del tenente Kusanagi del 19 Maggio 2380, Data Astrale 57383.1. Alle ore 22,20 si e' verificata una condizione di Allarme rosso, ed il comandante Sasuk ha convocato gli ufficiali maggiori in plancia. Inoltre, pochi minuti fa e' stato ritrovato il cadavere del guardiamarina Farrel in un tubo di Jeffries. A prima vista direi che e' stato ferito da un'arma da taglio molto pesante ed affilata, come le lame terrestri del dodicesimo-tredicesimo secolo, o, piu' probabilmente, una Bat'telh. Non escludo la possibilita' che sia stato inferto da una qualche arma di origini "naturali", ma escludo la possibilita' di un incidente. La ferita va dalla spalla destra al bacino, ed e' poco profonda; probabilmente e' morto a causa della perdita di sangue. Mi rifaccio al referto medico per ulteriori dettagli. Mi pare di aver intravisto Jadzia Fèrendol al bar di prora, con vistosi chakra sulla fronte. Sapevo gia' che era stata assegnata all'Arboretum di questa nave, e che non ha ancora subito la simbiosi, ma il vederla coi chakra mi ha fatto tremare. Se scoprisse la mia simbiosi, lo verrebbe a sapere anche il simbionte con cui dovra' entrare in simbiosi, e questo e' un guaio... Inoltre l'avvicinarsi del ciclo della "renovatio" mi rende particolarmente nervosa ed agitata, ed il sapere che c'e' un assassino in giro per la nave... C'e' anche quest'altro problema in plancia... Se solo penso al fatto di dover incontrare il freddo ed impassibile sguardo del comandante Sasuk... Perche' il comandante Spock non mi faceva quest'effetto? Forse perche' era in parte umano? O perche' non ero costretta a vederlo ogni giorno ed anzi lo vedevo piuttosto raramente?» -- Alloggio del consigliere Lana Roden. Il consigliere Roden si desto' improvvisamente da un sonno inquieto. Si trovava nella sua camera da letto, erano le 22 passate. Non poteva crederci. Si era sdraiata per riposare da un inspiegabile senso di stanchezza, ed aveva dormito piu' di sei ore. Il sonno tuttavia non era stato affatto ristoratore. Si sentiva incredibilmente infreddolita e turbata, ma non riusciva a ricordare se avesse sognato o meno qualcosa che le potesse aver generato tale stato d'animo. L'uniforme stropicciata le aderiva malamente al corpo flessuoso. "Dovro' cambiarmi- penso' -ma sara' meglio che prima beva qualcosa per ristorarmi." Si avvicino' speranzosa al replicatore. «Caffe' nero, molto caldo.» Strinse fra le mani la tazza fumante della scura e forte bevanda, ma continuava a sentire freddo, ma non l'usuale sensazione a cui era abituata: qualcosa di interiore, di piu' profondo. Si spoglio', ripose la divisa stropicciata ed apri' il grande cassettone posto nello scompartimento accanto alla camera da letto. I lunghi capelli scuri le coprivano le candide spalle, gli occhi neri e profondi si guardavano intorno atterriti. Qualcosa non andava. All'improvviso fu scossa da un gelido brivido, ancora piu' intenso degli altri, ma non era di freddo. Senti' l'irrefrenabile desiderio di coprirsi, come se qualcuno la stesse osservando. Appoggio' le mani al petto e si guardo' intorno, ma, com'era prevedibile, non c'era nessuno. Impaurita, pur non conoscendone la causa, mentre le affioravano alla mente echi di esperienze passate, disse: «Computer, quante persone sono presenti nell'alloggio del consigliere Roden?» La voce metallica rispose immediatamente «Una persona, il tenente comandante Lana Roden.» "Eppure c'e' qualcosa che non va...- penso' fra se -E' meglio che mi rechi subito in plancia." Non fece in tempo a terminare quel pensiero che un forte scossone la spinse violentemente per terra. «Ufficiali maggiori in plancia. Ripeto. Ufficiali maggiori in plancia» La voce del comandante Sasuk era sempre impassibile. Lana non ebbe l'istinto di replicare alla richiesta. Velocemente come l'onda di un pensiero si vesti' ed usci' dal suo alloggio. Mentre si dirigeva in plancia, chiusa sola nel turboascensore, continuava a sentirsi osservata. "Lana, devi farlo- si disse fra se -Apri la mente..." -- Plancia della USS Arcadia ore 22:15, ora della nave. Il turno serale in plancia stava per terminare, quasi tutto l'equipaggio era occupato nei loro passatempi preferiti, compreso il capitano, impegnato in una simulazione sul ponte ologrammi assieme all'ingegnere capo McRey. Degli ufficiali superiori in plancia era rimasto solo il comandante Sasuk, vulcaniano e primo ufficiale della nave, occupato nello studio della Nebulosa Reguli. «Diario di bordo del primo ufficiale, supplemento: nell'ultima sessione di analisi tachioniche della nebulosa abbiamo rilevato dati molto interessanti sulla composizione del plasma dei lati esterni, dati che saranno della massima importanza per il dipartimento Ricerche e Sviluppo della Flotta Stellare. Nota personale: ne consiglio l'uso come possibile sostituto del deuterio nei nostri reattori a fusione. Inoltre una piu' profonda analisi ha rilevato al suo interno la presenza di una massa stellare di dimensione ignota.» Il comandante Sasuk venne interrotto dal tenente Gold, un'attraente, secondo gli ufficiali non vulcaniani della nave, miraniana momentaneamente assegnata alla postazione telecomunicazioni: «Signore, rileviamo strani segnali a proravia.» disse indicando il nucleo protostellare sullo schermo della nave. «Analisi spettrale del segnale signor Gold.» disse il comandante mantenendo una voce inflessibile, quasi fredda. «L'analisi rivela un forte spostamento verso il blu, ma nessuno schema conosciuto... no, pare che ci sia una periodicita' nel segnale... una serie quadrupla di vettori d'impulso convoluti con Delta di Kroneker» rivelo' titubante la neopromossa tenente. «Il punto d'origine esatto?» chiese il comandante. «Coordinate 357.3... appena dentro il nucleo della nebulosa.» disse la miraniana con fare interrogativo. «Riuscite a rilevare alcun oggetto in quel punto?» domando' il comandante visibilmente interessato. «Non facilmente identificabile, ma dal pozzo gravitazionale... potrebbe essere una Pulsar!» esclamo' con fare eccitato il guardiamarina Inmar, un ragazzotto di venticinque anni al suo primo incarico in quel momento addetto alla consolle scientifica. «Signor Inmar non ha mai incontrato una Pulsar?» chiese Sasuk, sempre con fare impassibile. «Nossignore, o almeno non di tale grandezza e frequenza, ne avevo studiate solo di piu' piccole all'Accademia!» rispose quasi imbarazzato il giovane. «Bene allora sara' una buona occasione per voi tutti di fare un po' di pratica con i nuovi banchi di sensori a corto raggio. Signor Forrestal ci porti il piu' vicino possibile. Attenzione a quei lobi laterali di plasma incandescente. Alla via cosi'.» affermo' impassibile il comandante. Un urto tremendo scosse l'intera nave. «Abbiamo ricevuto un colpo diretto, niente danni per il momento.» disse il guardiamarina Straight reggendosi alla consolle tattica su cui si era precipitata dopo l'urto. «Allarme Rosso alzare gli scudi, usciamo da questa zona della nebulosa- ordino' il comandante -Origine e tipo del colpo subito.» contemporaneamente ordino' al guardiamarina Straight. «Sembrerebbe un colpo di disgregatore alla minima potenza... anzi no, ha una matrice d'energia completamente sconosciuta... sembra un misto tra il nostro raggio traente e il raggio anulare di contenimento del teletrasporto... che sia qualche nuovo tipo di arma cardassiana?» riferi' nervosamente l'umana. «Non ritengo logico da parte loro scatenare ora una nuova guerra con la Federazione considerata l'acredine con i Klingon.» rispose il comandante, prima di chiamare gli altri ufficiali di plancia. «Ufficiali superiori in plancia, ripeto, Ufficiali superiori in plancia» comunico' all'interfono della nave. Quindi, premendo il pulsante dell'intercom del computer, chiamo' il capitano. -- Il turboascensore si arresto' con un sibilo, e le porte si spalancarono sulla plancia. Lo schermo mostrava la nebulosa, un'immensa nube di colore compreso tra l'azzurro ed il giallo, che sembrava quasi abbracciare la nave in un caldo e rilassante abbraccio di vapore. «Situazione?» chiese con impazienza la trill mentre si dirigeva alla sua consolle, prendendo il posto del guardiamarina Straight, dopo aver salutato il vulcaniano. «Abbiamo ricevuto un colpo diretto di origine ignota, signore- disse il biondo guardiamarina mentre si alzava dalla consolle -Il colpo ha una matrice d'energia completamente sconosciuta... un misto tra il nostro raggio traente e il raggio anulare di contenimento del teletrasporto... forse un nuovo prototipo di arma al pla...» «Non dica scemenze!» esclamo' la trill, mentre si sedeva. «Qualche problema, tenente?» replico' freddamente il primo ufficiale, mentre dalla poltrona teneva d'occhio il traffico di guardiamarina che si alzavano e si sedevano, come colti da un'irrefrenabile impulso a correre avanti ed indietro. «Scusi, Signore...- accenno' il tenente con voce sommessa -ma lo trovo alquanto improbabile; abbiamo delle letture precise dello spazio circostante?» chiese con un tono piu' allarmante alla consolle scientifica, senza mai staccare gli occhi di dosso alla consolle, come ipnotizzata da una qualche oscura magia. «Veramente... stavamo analizzando la nebulosa... quindi...» rispose timidamente il guardiamarina Inmar. «Ci sono tracce di Anti-Deuterio de-ionizzato a bassa temperatura?» chiese il tenente. «Negativo!» le rispose Inmar. «E tracce di Pseudo Plasma Instabile?» con voce quasi preoccupata. «Il Proto Plasma Instabile e' illegale e non si trova in natura, tenente. Cosa spera di verificare?» domando' il vulcaniano dall'alto della sua poltrona, sempre composto come una statua. «I disgregatori Romulani possono essere modificati col PPI per potenziarne il danno...» rispose Motoko, come gioendo di sapere qualcosa in piu' del comandante Sasuk. «Negativo, Signore» continuo' Inmar. «Mi sembra alquanto improbabile, un attacco romulano con armi cosi' sofisticate, ed in questa zona, per di piu'...» aggiunse il comandante Sasuk. Nel frattempo entro' anche il capitano Derek Harlock con un completo nero coperto da un oscillante mantello anch'esso nero accompagnato dalla suadente voce femminile del computer. «Capitano in plancia.» La cosa che colpi' di piu' tutti quanti era la presenza sulla cinta del capitano di una spada piratesca del settecento e di una pistola ad avancarica. il comandante Sasuk non comprendeva cosa si potesse trovare di interessante in una simulazione di una battaglia piratesca del settecento, la trovava alquanto illogica. «Colpo diretto di origine sconosciuta. Nessun danno.» riferi' il comandante al capitano prima ancora che questi avesse il tempo di dire "rapporto". «Comunque c'e' un altro problema giu' in sala macchine, signore- aggiunse il tenente Kusanagi mentre dirottava l'energia dei sistemi ausiliari agli scudi ed alle armi -abbiamo trovato un cadavere in un tubo di Jeffries, con un'unica ferita...- poi cambio' quasi tono della voce, e, con una punta d'ammirazione, prosegui' -ottima riproduzione capitano. La pistola e' anche carica?» Il capitano Harlock si guardo' attorno, poi disse: «Tenente Kusanagi, pensa di poter determinare la presenza di una nave occultata?» «Signore- interruppe il primo ufficiale -mi sono permesso di controllare subito io stesso dopo averla chiamata in plancia. I nostri sensori non rilevano alcuna perturbazione subspaziale, ne' tracce ioniche dovute ai sistemi di occultamento a noi noti. Tuttavia...» Mentre il comandante Sasuk parlava, il capitano gli si avvicino', raggiungendo la sua postazione di comando. Sembrava di mettere a confronto due epoche distinte: il vulcaniano, col suo tipico caschetto e vestito della divisa della Federazione, svettava con la sua testa sopra al capitano, bardato come un pirata settecentesco. La benda sull'occhio destro, e i capelli castani sciolti non facevano altro che rendere ancora piu' curioso l'accostamento. «Si, comandante?» «...abbiamo rilevato una strana emissione di energia. Sembrerebbe un disgregatore, ma una seconda analisi ha rilevato una somiglianza con la matrice del raggio traente.» Il capitano guardo' la postazione dell'ufficiale tattico, la cui mancanza era sopperita da Motoko. Nell'aria continuava a suonare l'allarme rosso. Harlock si volto' verso il vulcaniano e disse: «Computer disinserire allarme rosso. Passare ad allarme giallo.» Subito dopo queste parole si apri' il turboascensore, rivelando la presenza del consigliere. I suoi occhi e il suo aspetto davano l'impressione che fosse stata sconvolta da qualcosa. Uscendo dall'ascensore, quasi sibilando, con l'aria di una persona appena svegliatasi da un incubo, disse: «Capitano... avverto la presenza a bordo di un'entita' aliena a me sconosciuta, e le assicuro che le sue intenzioni non sono affatto buone... Ho percepito morte, distruzione... Ho aperto la mente ed egli mi ha parlato. Ha detto: ho gia' ucciso uno dei vostri, se interferirete col mio operato, uccidero' ancora...» Il capitano corse incontro al consigliere, afferrandola per assicurarsi che non cadesse e le chiese: «Consigliere, e' sicura di stare bene? Non avrebbe dovuto aprire la sua mente senza sapere con cosa stava per entrare in contatto.» Vedendo che la donna era sufficientemente padrone di se la lascio' ed aggiunse: «E' sicura di quanto ha percepito?» Lana Roden, guardando in basso, disse: «Si capitano- poi alzo' lo sguardo ad incontrare i suoi occhi -E ho paura.» Harlock si volto' quindi verso il comandante Sasuk e disse. «Computer, allarme rosso.» -- Il tenente comandante McRey era uscito dal ponte ologrammi e, dopo aver salutato frettolosamente il capitano, si era diretto verso la sala macchine. Non gli sembrava il caso di cambiarsi d'abito in una situazione come questa, l'allarme rosso era stato diffuso dagli altoparlanti della nave non piu' di un paio di minuti prima, e in una situazione come quella pareva all'irlandese che l'uniforme passasse in secondo piano. Certo vestito a quel modo avrebbe dato l'opportunita' di far nascere qualche nuova storia da raccontare al bar di prora, ma si era consolato pensando alla faccia del comandante Sasuk quando il capitano sarebbe entrato in sala comando. Questo pensiero gli aveva fatto increspare le labbra in un sorriso ironico che ormai molti conoscevano sulla nave, ma duro' solo un attimo. Era gia' arrivato in sala macchine. Si rese subito conto che qualcosa non andava, c'era traffico intorno ad un punto ben preciso della sala, in direzione dei condotti di Jeffries, dove alcuni addetti alla sicurezza si erano riuniti per un qualche imprecisato scopo. McRey si chiese del perche' il tenente Kusanagi, la trill addetta alla sicurezza, non fosse presente, ma non ebbe il tempo di rispondersi, allorche' il tenente Chang si precipito' da lui presentandogli un rapporto della situazione. «Signore, e' stato trovato un cadavere appena venti minuti fa in sala macchine» esclamo' quasi senza fiato il giovane ufficiale di chiare origini asiatiche. «Perche' non sono stato informato prima?». Dalla sua imponente altezza McRey pareva ancora piu' arrabbiato. I giovani occhi del tenente, rivelatori, insieme ai lineamenti delicati, delle sue origini, parevano spaesati. «Non ce ne e' stato il tempo signore. Il tenente Kusanagi e' arrivato per le prime ispezioni, poi il dottor Tofu ha prelevato il cadavere per esaminarlo... e poi signore- disse il giovane quasi imbarazzato -c'e' stato l'allarme rosso e...». «D'accordo tenente, ma che non si ripeta piu'.» McRey si chiese perche' doveva fare da balia ai pivelli mandati dall'accademia, ma quasi a voler smentire quello che Chang aveva appena detto, dalla sala comando arrivo' l'avviso che l'allarme era divenuto giallo. McRey si informo' sull'energia degli scudi e sugli eventuali danni che la nave avesse riportato a causa del colpo, ma subito una nuova voce annuncio' di nuovo l'allarme rosso. McRey non pote' impedirsi di chiedersi cosa diavolo stesse succedendo. -- «Diario di bordo del tenente Yota Tofu, secondo ufficiale medico. Ore 22:28. Sono stato convocato d'urgenza in infermeria per esaminare il corpo del guardiamarina Farrel ritrovato in sala macchine circa 20 minuti fa, mi accingo ad effettuare l'autopsia sotto la supervisione della dottoressa Lupescu.» «Referto di autopsia. Il soggetto e' un maschio di razza umana di anni 24, alto 1.78 m e di peso 67 Kg. La causa principale del decesso e' il dissanguamento, diretta conseguenza di una lunga ferita che partendo dalla spalla destra attraversa tutto il tronco fino a giungere all'ileo sinistro. La lama usata era estremamente affilata essendo il taglio molto netto. Le scalfitture presenti sulle costole lungo la linea della ferita indicano che il colpo e' stato inferto con una grande forza. Alcuni lividi sul viso della vittima mi fanno pensare che l'aggressore, dopo averla colpita, l'abbia immobilizzata, tappandole la bocca, finche' non sia svenuta. Non sono state rinvenute tracce di sostanze estranee nelle scalfitture delle costole, probabilmente l'arma usata era composta di un materiale estremamente duro, come qualche ceramica speciale. Fine Reperto di autopsia.» «Diario personale del tenente Yota Tofu. Trovo molto strano che non ci sia nessuna sostanza estranea residua sul corpo del povero guardiamarina Farrel, non mi intendo di armi, ma non conosco nessuna arma da taglio cosi' resistente.» -- «Capitano- esclamo' il tenente Kusanagi, rispondendo alla questione postale dall'uomo -E' impensabile che vi sia una nave con schermi di dissimulazione di tipo "standard", perche' sarebbe perfettamente individuabile...» «Si spieghi tenente» proferi' il giovane capitano, mentre, con una calma e naturalezza tipica di chi e' stato in situazioni peggiori, si girava verso il turboascensore 6 per salutare il comandante Bato mentre entrava in plancia con una ovvia espressione di sorpresa nel vederlo vestito in tale modo. Bato si trattenne dal chiedere ironicamente ad Harlock se quelle fossero le nuove divise della flotta. Decisamente non era il momento adatto per una battuta. Sbrigo' le formalita' di saluto agli ufficiali anziani, poi si diresse verso la sua console. «Quello che il tenente intendeva dire, Signore- preciso' il comandante Sasuk interrompendo la trill che, senza mai staccare gli occhi dalla consolle, sbuffo' appena impercettibilmente mentre la tensione nervosa dovuta alla "renovatio" aumentava minuto per minuto, -e' che una nave occultata occulterebbe anche parte delle radiazioni emesse dalla nebulosa, e risulterebbe pertanto visibile come una sorta di cavita' nel tessuto della stessa. E' comunque pensabile che se una nave provvista di uno schermo di dissimulazione sia solita viaggiare all'interno della nebulosa, o di nebulose, possa aver modificato lo schermo in modo da restare dissimulata...» «Oppure potrebbe utilizzare uno schermo in grado di occultare una nave "anche" in una nebulosa siffatta...» lo interruppe Bato, accompagnato da una smorfia di allegria da parte del trill. «Le faccio rispettosamente notare che tutte le nebulose sono diverse, almeno in buona parte, e pertanto, bisognerebbe calibrare attentamente lo schermo di dissimulazione. Una nave che si trovi a passare casualmente in questa nebulosa, per quanto appositamente preparata, non potra' mai occultarsi pienamente, ma una nave che abbia tarato il suo schermo di dissimulazione su questa specifica nebulosa...» «Scusi, signore...- lo interruppe con una crescente tensione il tenente Kusanagi, mentre una lucetta misteriosa e preoccupante lampeggiava sulla sua consolle -ma rilevo una leggera sfasatura nel settore 3 dello scudo posteriore sinistro, poco sopra la gondola di curvatura.» «Una sfasatura? E da cosa puo' essere causata?» chiese il consigliere, con un'espressione tipica di chi ha un'incredibile emicrania. «Non lo so... potrebbe essere causata da una anomalia nella nebulosa, nella migliore delle ipotesi...- suggeri' il comandante Bato -oppure dall'interferenza distruttiva con lo scudo di un'altra navetta, in una delle peggiori...» «Magari uno shuttle o una classe Danube, vista la dimensione abbastanza circoscritta del fenomeno...- chiari' il tenente Kusanagi dalla sua postazione -inoltre una nave piu' grossa urterebbe colle gondole nella manovra...» si interruppe, osservando preoccupata la consolle, come se stesse cercando conferma di un terribile sospetto... «Qualche problema?- esclamo' preoccupata il consigliere -E' diventata di colpo molto piu' cupa e preoccupata, e' successo qual...» «Rilevo una concentrazione di onde in prossimita' della sala macchine e sul ponte 23...- la interruppe il tenente, con una voce tipica di chi non si aspettava qualcosa, e ne e' stranamente preoccupato -sono vari campi ben precisi, periodici ed ordinati secondo un preciso schema, come una sorta di teletrasporto...- poi premette il suo comunicatore e, ad alta voce, proferi' -Tenente Breetai, faccia convergere due squadre al ponte 23, e dica ad una terza di chiudere le uscite.» Silenzio. Nessuna risposta arrivo' in plancia. «Tenente Breetai!» replico' il tenente Kusanagi con voce mista tra il preoccupato e l'arrabbiato. «Breetai!!» «Capitano, non e' stato possibile contattare la sala macchine- informo' il comandante -penso che un qualcosa, forse la nebulosa stessa, forse qualcos'altro, interferisca coi comunicatori...» «Capitano- esclamo' la trill con fare sempre piu' nervoso, mentre faceva segno al biondo e sinuoso guardiamarina Straight di avvicinarsi a lei -chiedo formalmente il permesso di recarmi al ponte di battaglia per organizzare a voce le squadre, e recarmi al ponte 23.» -- Accadde tutto troppo all'improvviso per McRey. Aveva appena dato le disposizioni per l'emergenza dell'allarme rosso, per la regolazione dei cristalli di dilitio e per il controllo dei livelli di deuterio, e non si rese conto dello strano bagliore che illumino' solo per un istante la sala macchine. Era una strana luce azzurra, grande quasi come un pugno, qualcuno avrebbe potuto definirla una stella, vista il particolare effetto di luce che creava. Ma in quel momento in sala macchine c'era troppa confusione. Gli uomini dell'equipaggio lavoravano alacremente per venire a capo di quella situazione. La luce si manifesto' a circa un metro e mezzo dal suolo, per poi sparire misteriosamente come era apparsa. McRey dava vigorosamente disposizioni a coloro che in quel momento si trovavano nella sala, tranne agli uomini in uniforme gialla. La bella trill addetta alla sicurezza l'avrebbe fatto a fette con una delle lame della sua collezione se solo avesse osato impartire ordini ai suoi uomini. Non che McRey non avesse l'autorita' per farlo, e men che meno paura del tenente Kusanagi, anzi, quegli uomini stavano lavorando in quello che lui riteneva il suo "sancta sanctorum", il suo habitat naturale, ma credeva di avere ben altro a cui pensare: aveva i suoi uomini da guidare e molti controlli da fare... e poi la trill svolgeva il suo lavoro all'interno dell'astronave in un modo che Peter reputava ineccepibile, anche se avrebbe preferito tagliarsi la barba piuttosto che dirglielo in faccia. Pur conoscendola da poco, il tenente era uno dei membri dell'equipaggio che McRey stimava di piu'. Era immerso in questi pensieri quando altre luci, uguali per forma e intensita' alla prima, si manifestarono nella sala, troppe per non essere viste, e troppo veloci nella loro vita per lasciare a chiunque fosse presente in quella sala il tempo di pensare. McRey non vide nemmeno la scarica luminosa che colpi' l'addetto alla sicurezza piu' lontano da lui. Senti' un suo collega dall'uniforme gialla urlare «Breetai! No!», ma non ebbe il tempo di poter prestare soccorso a chiunque avesse potuto urlare in modo cosi' spaventato: una scarica lo centro' in pieno petto. McRey venne sbalzato a cinque metri dal terminale al quale stava lavorando. Sbatte' violentemente la testa contro una paratia della sala, ma il colpo, invece di sortire l'effetto stordente che il cecchino invisibile desiderava, scosse il grosso irlandese, che si ritrovo' in piedi quasi subito. Le luci che prima erano apparse cosi' fugacemente restavano ora sospese a mezz'aria in segno quasi di sfida, contro quegli esseri che avevano osato essere li' in quel momento. Ad un tratto, come se rispondessero ad un tacito ordine mentale fornito loro da chissa' quale entita' sconosciuta, le luci presero ad acquistare intensita' e dimensione. Improvvisamente ad esse si sostituirono dei cerchi luminosi sovrapposti in modo da formare un cilindro, delle dimensioni simili a quelle di un essere umano. McRey battezzo' in fretta i cilindri come composti di pura energia. Era difficile sostenere lo sguardo su tale luce, ne' Peter tento' di farlo. Sapeva di avere bisogno di tutti i suoi sensi al massimo per fronteggiare una situazione come questa. Non poteva permettersi di perdere la propria vista per quella luce, anche se solo per pochi secondi. Istintivamente volto' di scatto la testa verso il muro e portandosi la mano al comunicatore urlo' quasi senza fiato: «McRey a plancia! Siamo sotto attacco! Richiediamo aiuto in sala...» Non ebbe il tempo di finire la frase. Una scarica di luce ancora piu' intensa della precedente lo colpi', stavolta sulla schiena. Senti' le microvalvole della sua colonna vertebrale artificiale schiacciarsi sotto l'impatto tremendo della luce. Venne scaraventato per la seconda volta a terra, e questa volta la forza che gli aveva permesso di alzarsi in precedenza pareva averlo abbandonato. L'ultima cosa che vide fu la creatura all'interno del piu' vicino cilindro di energia ed uno strano campo elettromagnetico che iniziava a circondare perimetralmente la sala macchine, impedendo cosi' ogni contatto con l'esterno. Poi perse i sensi. -- La dottoressa Lupescu si trovava nello spogliatoio dell'infermeria, stava togliendosi il grembiule dopo aver assistito all'autopsia. Non poteva fare a meno di pensare al modo brutale e crudele in cui era stato ucciso il guardiamarina Farrel. Malgrado non fosse stata ancora chiamata in plancia per fare rapporto al capitano, immaginava ci fossero altri problemi da risolvere e le dispiaceva di dover arrivare cosi' all'improvviso, doveva avvisare il capitano. Si era gia' fatta un'idea dell'assassino e non era affatto rassicurante pensare di avere un simile individuo a bordo. Usci' dall'infermeria con in mano il PADD con il referto dell'autopsia dirigendosi verso il turboascensore. «Ascensore! Plancia di comando.» Pochi secondi dopo le porte dell'ascensore si spalancarono e la dottoressa entro' in plancia con passo nervoso, ansiosa di fare rapporto. «Capitano...» Harlock si volto', sentendosi chiamare dal turbo ascensore. Vide la dottoressa Ransie Lupescu, l'ufficiale piu' anziano, in termini di eta', sulla nave: nonostante la conoscesse da poco aveva imparato ad apprezzare le sue doti di consigliere e di amica. Vederla sulla plancia senza essere stata chiamata, e in un momento del genere, non lasciava presagire nulla di buono. Le fece un gesto con la testa, come a chiederle di aspettare, poi si volto' di nuovo verso la trill. «Tenente Kusanagi, permesso accordato. Si armi di phaser tipo III, e faccia lo stesso con la sua squadra. Quindi si rechi in sala macchine e cerchi di capire cosa sia successo.» Il giovane capitano si volto' quindi verso il possente bajoriano e disse: «Comandante Bato, le affido il compito di scoprire cosa sia successo agli scudi di poppa- rapidamente si volto' verso il suo primo ufficiale -Comandante Sasuk prenda provvedimenti per... no aspetti. Le affido la plancia.» «Dottoressa, mi segua in sala tattica.» aggiunse infine guardando la donna. «Si' capitano.» Harlock si diresse quindi verso la sua sala di consultazione, seguito dalla dottoressa. Bato obbedi' prontamente agli ordini del suo superiore e si diresse immediatamente alla consolle dietro la plancia. Il capitano aveva lasciato il comando della nave al primo ufficiale vulcaniano, mentre si recava nel suo studio con la dottoressa Lupescu, incaricando il bajoriano di scoprire cosa fosse accaduto agli scudi durante i precedenti minuti, quando sembrava un corpo estraneo fosse penetrato attraverso gli stessi, probabilmente ora all'interno della nave. La quasi totalita' della consolle scientifica era occupata dai dati della nebulosa, che fino a poco fa' era oggetto di studio ed esame da parte dei sensori della nave. Le specifiche fisiche, chimiche e astronomiche della stessa venivano sciorinate costantemente dallo schermo LCARS, accanto a complicati grafici delle sue caratteristiche spettrali. Appena giunto davanti alla postazione computerizzata, Bato si rivolse al ragazzo in uniforme azzurra che la occupava. «Guardiamarina, mi visualizzi sullo schermo la situazione degli scudi di poppa in dettaglio.» Enuncio' l'ordine con un certo nervosismo. D'altronde erano prossimi al confine, e per la sua mente, al momento, che potessero esserci di mezzo i Cardassiani era piu' che una semplice ipotesi. "Pero' loro non hanno navi con dispositivi di dissimulazione." Penso', come per tranquillizzarsi. Il guardiamarina, intanto, lavorava alacremente al suo terminale per avere un rapporto il piu' accurato possibile sugli scudi. Nell'attesa che il ragazzo terminasse il proprio compito, e nel tentativo di cacciare dalla propria mente Cardassia, gli occhi di Bato finirono sullo schermo accanto. All'improvviso la lieve distrazione del comandante si trasformo' in un misto di stupore e incredulita'. «Comandante, sono riuscito a ricavare un grafico della distorsione subita dagli scud...» comincio' il guardiamarina, senza finire in quanto Bato lo interruppe con una esclamazione che sul suo mondo gli sarebbe costata la disapprovazione di qualunque capo religioso. «Penso io a controllare i dati, guardiamarina. Piuttosto esegua un rilevamento interfasico sulle coordinate presenti su quest'altro terminale.» «Un rivelamento interfasico? E' molto improbabile che la nave che stiamo cercando abbia un dispositivo interfasico, comandante.» Disse il primo ufficiale Sasuk. Evidentemente, benche' impegnato a governare la nave, il vulcaniano era attento anche a cio' che gli accadeva intorno. «Non parlavo di nessuna nave, signore, ma della nebulosa.» «Una nebulosa interfasica? Interessante, ma anche questo e' altamente improbabile. Su cosa basa questa supposizione?» Il vulcaniano possedeva ottime facolta' scientifiche, e ogni qualvolta ci si tratteneva in discussioni del genere con lui, bisognava sempre avere delle argomentazioni valide, e questo Bato lo sapeva. «Comandante, durante gli ultimi avvenimenti i sensori della postazione scientifica sono rimasti agganciati agli oggetti a loro assegnati. Uno di questi sensori stava controllando la posizione e la composizione di alcune particelle nebulari intorno ad un largo corpo celeste. Bene, a quanto sembra, dai nostri strumenti, l'attuale posizione di queste particelle e' dentro il corpo celeste. Il rilevamento che sto' facendo effettuare ci dira' con sicurezza se la mia supposizione e' giusta o meno. Sono comunque convinto, a questo punto, che la nebulosa abbia, direttamente o indirettamente, qualcosa a che fare con la nostra odierna situazione.» Lo disse tutto d'un fiato, mantenendo costante il tono della voce e cercando di non apparire troppo saccente. «Ha qualche suggerimento, comandante?» Disse Sasuk, con il suo solito tono regolare, come se gli fossero state appena dette le cose piu' normali di questo universo. «Direi di racimolare piu' informazioni possibili sull'interfasicita' di questa nebulosa e su quel pianeta. Dai dati risulta che viene investito ad intervalli regolari dalle particelle nebulari, e dalle prime rilevazioni potrebbe anche essere di classe M.» «E sugli scudi? A che conclusione e' giunto?» «Purtroppo, signore, niente di piu' di quello che gia' sapevamo. Gli scudi sembrano essere stati attraversati da un oggetto medio/piccolo e con dei dispositivi di distorsione a noi sconosciuti. Continuero' comunque i controlli per vedere se riesco a scoprire qualcosa di piu' significativo. La terro' informata di qualunque progresso, signore.» «Grazie comandante.» concluse il vulcaniano. Bato si rimise al lavoro. Gia': qualcosa aveva attraversato gli scudi, e subito dopo dalla sala macchine non era piu' giunta alcuna risposta. I suoi pensieri andarono al capo ingegnere McRey, sperava che a quell'ubriacone irlandese, e al resto dello staff tecnico, non fosse successo niente di male. Certo McRey era molto forte, ma contro phaser e disgregatori c'era poco da fare. Torno' agli scudi, doveva assolutamente scoprire cosa fosse passato di la'. -- «Diario personale del tenente Kusanagi, data astrale 57383.75. Questa situazione non mi piace affatto... sicuramente qualcuno si e' teletrasportato a bordo, ed il fatto che abbia scelto proprio la sala macchine, e proprio in questo momento, mi fa pensare che sia in qualche modo ricollegato all'omicidio... non so esattamente per quale motivo, ma il mio istinto mi dice che e' cosi'...» Pochi istanti dopo il tenente giunse sul ponte di battaglia, ove i sottotenenti Miriya e Kyron, e le due squadre in assetto d'emergenza, lo stavano attendendo. -- Alla dottoressa dispiaceva il dover mettere ulteriormente in tensione il capitano, sapeva del suo passato e avrebbe voluto poterlo rassicurare sulla situazione ma purtroppo le cose non andavano affatto bene. «Capitano, sono molto preoccupata, e' chiaro che abbiamo a bordo un assassino che agisce senza scrupoli, anzi, sembra quasi provare piacere nel far soffrire le sue vittime, nel vederle morire lentamente davanti ai suoi occhi.» «Quindi secondo lei e' un sadico, che uccide senza uno scopo preciso, solo per il piacere di uccidere.» rispose Derek. Ransie ammirava la sua capacita' di mantenere la calma anche nelle peggiori situazioni. «Si, e' una persona disturbata e molto pericolosa. Bisogna fermarlo al piu' presto, indubbiamente uccidera' ancora.» «Capisco Dottoressa, le assicuro che prendero' tutti i provvedimenti necessari, non permettero' che lo faccia ancora.» «La ringrazio Capitano, le lascio la PADD con il referto dell'autopsia, cosi' si potra' fare un'idea su come si muove.» Porse il PADD al capitano che nel prenderlo gli diede uno sguardo. Poi aggiunse: «Un'ultima cosa, bisogna preoccuparsi di avvisare i parenti del guardiamarina, se preferisce posso farlo io.» «La ringrazio, esprima alla sua famiglia le mie piu' sentite condoglianze.- disse il capitano, per poi riprendere -Benissimo, e' tutto, ora mi perdoni ma siamo in una situazione d'emergenza e non posso trattenermi oltre, le assicuro che procedero' con la massima cautela.» «Va bene capitano, capisco la situazione, anzi mi scusi per essere arrivata in plancia senza essere stata chiamata.» Il capitano si accorse che la dottoressa era veramente dispiaciuta, pensava di aver sbagliato ad arrivare cosi' in plancia, dimostrando un comportamento impulsivo poco adatto ad un'ufficiale della flotta stellare. Allora cerco' di rassicurarla e con voce tranquilla disse: «Non si preoccupi, apprezzo la sua premura, so che lo ha fatto a fin di bene, torni pure in infermeria.» «Grazie Capitano...» Rassicurata, la Lupescu si congedo' e si diresse verso l'infermeria, pur scossa dal pensiero angoscioso che seppure il buon senso suggerisse di non diffondere la notizia dell'omicidio, suo figlio Paul era tra i civili a bordo della nave, quindi in pericolo come tutti. Come avrebbe potuto tenerlo all'oscuro? Mentre la dottoressa usciva, Derek pensava silenziosamente, immobile davanti agli unici due modellini che sfoggiasse nel suo studio. Uno riproduceva una nave terrestre utilizzata nella prima meta' del ventesimo secolo. Era lungo oltre un metro, ed era colorato come l'originale: scafo grigio scuro e chiglia rossa. «La corazzata Yamato» era quello che Harlock rispondeva a chi gli chiedesse di cosa si trattasse. Il secondo era totalmente differente. Era una nave stellare, ma strana nel suo aspetto. Se infatti appariva aerodinamica nel complesso, era dotata di un castello di poppa in legno come quelli dei galeoni terrestri del XVIII secolo, ed aveva numerose batterie di cannoni, molto simili a quelle dell'altro modellino. Quando il consigliere Roden gli aveva chiesto di che nave si trattasse, Harlock le aveva risposto sorridendo «Questa e' l'Arcadia della mia giovinezza». Era molto incerto sulle azioni da intraprendere. Secondo i regolamenti interni alla flotta stellare avrebbe dovuto ordinare la legge marziale, ma era una cosa che non voleva assolutamente fare, tuttavia non avrebbe potuto lasciare il suo equipaggio in balia di un assassino. E la Lupescu gli aveva detto che avrebbe ucciso di nuovo. Come Lana. Il capitano Derek Wildstar Harlock era talmente preso a pensare che non si accorse di non essere piu' solo finche' non fu troppo tardi per farlo. Una luce azzurra, simile ad una minuscola stella si era infatti materializzata alle sue spalle, tra lui e la porta che portava in plancia. Non notata dal capitano la piccola luce aveva compiuto piccole evoluzioni, per poi allargarsi e trasformarsi in un cilindro di luce. Il capitano si volto', colto alla sprovvista, e rimase ad osservare muto la scena. Il cilindro di luce si allargava ed allungava sempre di piu', avrebbe potuto ora entrarci una persona mediamente alta. Ripresosi dalla sorpresa iniziale il capitano tocco' il comunicatore sul suo petto e disse con calma: «Comandante Sasuk, immediatamente in plancia. Porti il suo phaser.» Lo strano cilindro iniziava a cambiare colore. La sua luminosita' decresceva, e si andava a concentrare su una forma umanoide. Il capitano tocco' nuovamente il comunicatore. «Comandante Sasuk, le ho detto di venire in plancia, mi sente?» Nessuna risposta. Lentamente sfilo' il minuscolo phaser dalla fibbia della sua cintura, ringraziando gli inventori del tipo I, e rimase ad osservare la scena. Il cilindro luminoso era ormai scomparso, lasciando al suo posto una figura che non poteva lasciare dubbi. Un robot. Lucente come l'argento, i suoi circuiti erano evidentemente ben nascosti all'interno dei suoi "organi". L'umanoide meccanico si avvicino' al capitano, alzando un braccio. In risposta, il capitano fece lo stesso, puntando il phaser verso il tronco del robot. Questi colpi' il braccio del capitano, facendogli cadere il phaser di mano e puntando nuovamente il braccio contro il suo tronco. Lo teneva sospeso a due centimetri dal cuore del capitano. «Sono il capitano Derek Wildstar Harlock della nave stellare Arcadia della Federazione Unita dei Pia...» «Crdzxzd. Entita' biologica non corrispondente al HKY001. Unita' T05 chiudo» Detto questo il robot si allontano' dal capitano, abbasso' il braccio e torno' alla forma di piccola luce azzurra, per poi volteggiare davanti a lui ed infine sparire. Il capitano raccolse il suo phaser da terra e si diresse verso la porta. -- Il consigliere era seduto alla sua postazione, alla sinistra della poltrona del capitano, che ora si trovava nel suo studio. Era immersa nei suoi pensieri e quello che avveniva attorno a lei era come velato. Continuava a sentire quella strana sensazione di essere osservata, ma ora associava tale emozione alla presenza aliena. Quando aveva aperto la mente aveva agito d'impulso ed era stata avventata. Pero' aveva percepito le intenzioni dell'alieno ed aveva scoperto che, qualunque creatura fosse, non apparteneva a nessuna razza a lei nota. Non aveva mai conosciuto nessuno cosi' profondamente malvagio, e questo l'aveva scossa. Continuava a sentire freddo. Per un attimo guardo' la sua pelle accapponarsi e si accorse che, nella fretta di vestirsi, si era messa un'uniforme non regolamentare. Naturalmente nessuno ci aveva fatto caso: ormai ci erano abituati. Si ricordava come altri consiglieri, con cui aveva avuto rapporti, le avessero insegnato ad apparire sempre molto disponibile e aperta, condizione che si otteneva anche con un abbigliamento meno rigido rispetto a quello imposto dalla flotta stellare. Per fortuna il capitano non aveva sollevato obiezioni in merito. Fatto sta che l'ampia scollatura le faceva salire un gelido brivido lungo la schiena. Ma forse l'abbigliamento non c'entrava, era solo il presagio di un'altra disgrazia imminente. Cominciava a sentirsi agitata e d'impulso penso' al padre. Egli le aveva insegnato a controllare le sue emozioni, ma questo era assai difficile per chi, come lei, aveva sangue betazoide nelle vene. Non era mai riuscita a capire come i suoi genitori avessero potuto amarsi, essendo cosi' incompatibili fra di loro. Effettivamente non erano mai andati d'accordo e lei ne aveva sofferto molto. Sua madre, sempre cosi' euforica e gioviale... suo padre, cosi' serio e composto. Non lo capiva proprio, pero', quando ripensava alle parole del padre, si sentiva meglio ed era in grado di dominarsi. "Grazie, papa'." penso' per un attimo. Si era ridestata improvvisamente dai suoi pensieri all'arrivo in plancia della dottoressa Lupescu, che aveva urgenza di parlare col capitano, e Lana sentiva che era molto preoccupata. "Mamma Lu'...- aveva pensato -... mi piacerebbe tanto essere come te un giorno..." La dottoressa era come la madre di ogni membro dell'equipaggio e, per lei, un modello da cui apprendere. Quando la donna usci' pero' dalla sala tattica, dove si era recata col capitano, un brivido ancora piu' gelido dei precedenti scosse il consigliere. Avrebbe desiderato aprire nuovamente la mente per cercare di capire cosa stesse succedendo, ma probabilmente i suoi livelli di xiloxilina, conseguenti alla prima esperienza empatica, erano ancora troppo alti ed un secondo contatto, a cosi' breve distanza, l'avrebbe stordita. All'improvviso pero' avverti' che il capitano era in pericolo ed agi' immediatamente. Si alzo' dalla sua postazione e si diresse verso l'ingresso della sala tattica. Tocco' il comunicatore che aveva appuntato sul petto, proprio sul bordo della divisa: «Roden a sicurezza, mandare subito una squadra in plancia.» «Arriviamo consigliere.» Subito dopo, si rivolse alla plancia, dove gli ufficiali la guardavano a dir poco perplessi. «Comandante Sasuk, signor Bato, il capitano e' in pericolo. Armate i phaser e seguitemi.» Nonostante l'ordine a dir poco inusuale, se non addirittura offensivo secondo il protocollo, i riflessi dei due ufficiali furono eccezionali. Subito estrassero i phaser e le si affiancarono. Sasuk mantenne la sua calma, in perfetto stile vulcaniano, mentre Bato era animato e chiaramente preoccupato. Il consigliere si fermo' davanti alla porta della sala tattica. «Computer, annullare sicurezza , autorizzazione Roden delta-2-9.» La porta non accenno' il minimo movimento. Il consigliere assunse un aria preoccupata. «Computer, ripeto, annullare sicurezza , autorizzazione Roden delta-2-9.» Niente. «Computer. Annullare sicurezza , Sasuk alfa-4-eta.» impose il vulcaniano, domandandosi come mai non bastasse l'autorizzazione del consigliere per sbloccare la porta, ma occorresse la sua di ufficiale esecutivo dell'Arcadia. Niente. «Consigliere,- esclamo' -i comandi non rispondono, cosa sta succedendo al capitano?» Lana chiuse gli occhi e si concentro'. I due ufficiali al suo fianco le si fecero piu' vicini, come per sentire meglio. «Il capitano e' in preda a paura... sorpresa e stupore... qualcosa di inatteso e di inusuale... incertezza sul da farsi... Ora! Computer, annullare sicurezza , autorizzazione Roden delta-2-9.» Questa volta la porta si apri'. Il consigliere fece un passo indietro e prontamente i due ufficiali al suo fianco entrarono in sala tattica, phaser alla mano, seguiti dalla squadra della sicurezza, giunta proprio in quel momento. Il capitano stava raccogliendo il suo phaser da terra, tutto appariva normale. «Tutto bene capitano?» esclamo' Bato, cercando di capire cosa fosse successo. «Si comandante, sto bene. Non c'e' pericolo, mandi via la sicurezza.» rispose Harlock per tranquillizzare il suo ufficiale scientifico. Poi, rivolgendosi al consigliere, con un'occhiata le fece capire che tutto era a posto. La giovane donna, dal canto suo, preoccupata si avvicino' al capitano e lo sfioro' appena con la punta delle dita. Stava bene, ma era profondamente scosso per quello che era successo e nel contempo in ansia per il suo equipaggio. La sicurezza lascio' la sala, Bato e Sasuk fecero strada al capitano che, ricompostosi, si avvio' verso la plancia. Tutti aspettavano spiegazioni. «Sasuk, tra cinque minuti voglio lei e tutti gli ufficiali superiori nel ponte d'osservazione con qualsiasi informazione gia' abbiate e sarete riusciti a trovare.» disse Harlock dirigendosi tuttavia verso il retro della plancia. «Io e il consigliere Roden vi precediamo.» -- La porta del turboascensore si apri' con un sibilo quasi impercettibile, ed il tenente Kusanagi entro', senza troppi preamboli. Due guardiamarina stavano seduti, quasi oziando, alle consolle tattiche, quelle che servono per guidare la nave in caso di separazione dei due moduli. Il booraliano, seduto alla consolle di guida, stava parlando con la ragazza alla consolle tattica, entrambi con l'espressione tipica di chi non vede l'ora di smettere di lavorare per potersi concedere una pausa mai sufficientemente lunga; alle loro spalle, indaffarati a preparare le squadre, i due sottotenenti Kyron e Miryia. Kyron era un umano, capelli lunghi biondi raccolti in una coda, sempre disponibile quando si trattava di sparare. Motoko aveva piu' volte notato come il suo temperamento eccessivamente impulsivo gli avesse precluso la promozione ad un grado piu' elevato; Miryia, invece, non era pienamente umana: suo nonno era vulcaniano, ed i suoi capelli lisci le servivano per coprire le orecchie che lei aveva spesso giudicato "esteticamente inaccettabili". «Situazione?» esclamo' senza troppi preamboli la trill, irrompendo come una furia nella sala. «Abbiamo perso i contatti dalla sala macchine e dal tenente Breetai- rispose prontamente Miryia -... ed il guardiamarina Azonia ha fatto rapporto pochi istanti fa.» «Cosa ha detto Azonia?» interrogo' il tenente. «Hanno controllato i tubi, ma senza trovare tracce dell'assassino- replico' la giovane sottotenente -Nel tornare in sala macchine hanno intravisto cosa e' successo ed hanno deciso di appostarsi nei tubi... hanno visto degli intrusi, una specie di umanoidi di ferro, immersi in colonne luminose...» «Intrusi non identificati?» domando' preoccupata Motoko. «Cosi' pare.» esclamo' Kyron, interrompendo con la sua voce aspra, quasi arcigna, la sua collega. «Bene.» disse il tenente con un tono quasi sarcastico, indi attivo' il comunicatore. «Kusanagi a Sasuk, chiedo il permesso di mandare una squadra ad ispezionare la zona sotto gli scudi.» «Permesso accordato. Stia attenta, gli scudi sono molto vicini alle gondole. Sasuk chiudo.» rispose il vulcaniano. «Kyron, prendi una squadra equipaggiata per operazioni EVA e vai ad analizzare tutto lo spazio all'interno degli scudi, se c'e' una navetta nemica, la devi scoprire a tutti i costi.» «Signorsi'!» Escalmo' il biondo ufficiale mentre si voltava per andare all'hangar navette. «Una squadra al ponte 23- ordino' poi Motoko -ed una di supporto in sala macchine: passate dai tubi di Jeffries, e restate appostati fuori dalla sala macchine. Bloccate tutti i turboascensori ed ogni altro accesso. Avete l'autorizzazione per i phaser di tipo III.» esclamo' mentre apriva gli armadietti contenti i phaser. «Miryia- rivolgendosi alla giovane donna -lei venga con me.» e cosi' dicendo si diresse verso il turboascensore 4. «Ponte 6- comunico' al computer, una volta entrata nell'ascensore -devo prendere una cosa nel mio alloggio.» riprese anticipando la domanda che la stupita Miryia avrebbe sicuramente fatto, riguardo alla insolita destinazione. Il tenente entro' nella sua stanza, e, senza esitazione, si diresse verso l'armadietto blindato. La donna che stava con lei guardava, quasi estasiata, la collezione di armi klingon sapientemente esposte nell'atrio, sopra il divanetto. Poi si volto' verso l'ambiente alla sua sinistra, osservando la collezione di pistole del '700. «Sono tutte reali o solo riproduzioni?» esclamo' lasciando percepire l'ansia e lo stupore per la insolita deviazione. «Tutte vere e funzionanti, come ogni arma qui presente- rispose mentre le si avvicinava con alcune cose in mano -Questo e' un phaser tipo III modificato, a modulazione variabile,- disse mentre le porgeva l'arma -i Borg non subiscono piu' di due volte i danni da una medesima arma, cosi' si cerca di modularne la frequenza ad ogni colpo, sperando che serva a qualcosa..» «Pensa che siano Borg?» domando' con aria spaventata l'umana. «No, spero non siano Borg, ma lo temo...» replico' preoccupata. «Questo e' un comunicatore di quelli usati fino a 50 anni fa.» aggiunse mentre, con fare lievemente piu' rilassato, tipico di chi sta per affrontare una battaglia, le porgeva uno dei comunicatori. «E' dotato di un variatore di frequenze ed un sistema coding/encoding isolineare ad impulsi; se schermano le comunicazioni, forse con questi potremmo parlare...» Detto questo si giro' verso la porta ed uscirono nel corridoio, Miryia stava avanti e Motoko la seguiva ad alcuni metri di distanza, quando, pochi istanti dopo, si senti' un urlo. Motoko e la giovane sottotenente si diressero verso il luogo di provenienza: la stanza di uno dei pochi civili che risiedevano in quel ponte. La porta era chiusa, e non rispondeva ai comandi; il tenente provo' piu' volte a sbloccarla immettendo prima vocalmente, poi manualmente il codice. Niente. Sembrava che il computer non recepisse gli input. Non restava altro da fare che usare quello che in gergo si chiama "lo scassinatore": un apparecchietto grande quanto un PADD, ma spesso circa il doppio, con un display formato da varie lucette, ed un tastierino per l'immissione del codice. Bastava posarlo sulle porte, immettere il codice, e poi, con un sibilo, il meccanismo di blocco delle porte si sarebbe sganciato rendendo possibile l'apertura manuale delle stesse. E cosi' avvenne. Con un sibilo ed un "clack" la porta si sblocco' ed il tenente e la sottotenente la aprirono manualmente. Cio' che videro era uno spettacolo raccapricciante: la vittima era una giovane donna sulla trentina, una dei civili addetti al controllo dell'Arboretum, abbigliata con una camicia da notte abbastanza semplice, ora piena di sangue. Aveva un foro circolare in gola, all'altezza della trachea, e simili fori nei polsi, e lo strappo nella camicia da notte, all'altezza dello stomaco, in corrispondenza ad una enorme macchia di sangue, faceva pensare ad una ferita similare. «Hei! Sembra sia ancora viva!» esclamo' Miryia. «Supporto medico al ponte 6.» disse il tenente al comunicatore. Silenzio. «Supporto medico al ponte 6.» ripete' insistentemente con un tono piu' allarmato. «Forse i comunicatori sono isolati- suggeri' la giovane ufficiale mentre si apprestava a cercare qualcosa per tamponare le ferite -perche' non prova con quell'altro?» «Sarebbe utile solo se anche in infermeria ne avessero uno simile- replico' il tenente mentre si allontanava nel corridoio -lei resti a portare un primo soccorso, io cerco un sistema per comunicare.» -- Il capitano era appena uscito assieme al consigliere quando il comandante Sasuk si diresse alla consolle tattica e schiaccio' il pulsante dell'intercom: «Messaggio per tutti gli ufficiali superiori: riunione sul ponte d'osservazione tra cinque minuti, ripeto riunione sul ponte d'osservazione tra cinque minuti.» A questo messaggio rispose la dottoressa, ma a lei fece eco un misterioso silenzio... il comandante penso' che in fondo fosse giusto dal momento che Mc Rey si trovava in sala macchine e da lui non si avevano piu' comunicazioni a probabile causa delle interferenze, mentre la giovane trill era impegnata nella preparazione delle squadre di intervento. In tali casi il comandante sapeva benissimo che era sempre meglio non utilizzare il comunicatore per evitare il rischio di intercettazioni. Nel frattempo l'ufficiale scientifico Bajoriano era impegnato nelle sue analisi coi sensori a medio ed a corto raggio per tentare di penetrare la barriera che impediva le comunicazioni da e verso la sala macchine, purtroppo con scarsi risultati, visto che il campo di schermatura sembrava mutare continuamente e casualmente di fase. «Signore- disse il Bajoiano -sembra che questi campi riescano a rimodularsi continuamente in modo tale da mascherarsi ed al tempo stesso essere impenetrabili ai nostri sensori...» «Mi lasci dare un'occhiata- rispose il Vulcaniano -affascinante, hanno degli schemi molto strani... mi sembra di ricordare qualcosa di simile...- richiamo' velocemente dei dati sullo schermo laterale della postazione scientifica -... molto simili ai campi camaleontidi dei Chodak ma con qualcosa di diverso... sembrano piu' rozzi... Hmmm come e' possibile che si siano formati in sala macchine? Forse l'unica risposta ce la puo' dare un'attenta analisi della nebulosa la' fuori... affascinante, veramente affascinante...» «Chi sono questi Chudak... Chadok ?» chiese Bato. «Un'antichissima civilta' ormai del tutto estinta- disse Sasuk -comunque non perdiamo tempo e cerchiamo di analizzare piu' attentamente la nebulosa...» «Lo schema interfasico della nebulosa e' veramente strano... e' troppo periodico... troppo preciso... e' la prima volta che ne incontro uno simile.» disse il tenente comandante. «Concordo pienamente.» rispose il vulcaniano. La faccia del bajoriano si illumino' improvvisamente quando, girando per un attimo lo sguardo verso i controlli della sala macchine, come era sua abitudine fare per rilassare lo sguardo, si avvise di una strana fluttuazione nella fornitura di potenza del reattore Materia/Antimateria. Indico' con il dito la consolle e i due ufficiali, quasi in sincronia, esclamarono: «Ha esattamente la stesso periodo della nostra Nebulosa!» «Questa nuova scoperta lascia aperta la strada a nuove ipotesi- esclamo' il comandante -potrebbe darsi che una fonte energetica di qualche sorta ormai quasi del tutto scarica, posta all'interno della nebulosa e mascherata attraverso il campo camaleontide avendoci rilevato nella zona come unica fonte energetica disponibile ci stia usando come una sorta di caricabatterie... e cosi' si spiegherebbe anche la isoperiodicita' con la nebulosa...» «Potrebbe essere addirittura una sonda da esplorazione di quei... come si chiamavano... Chodak?» esclamo' Bato. «Cosi' avremmo spiegato lo scossone e le interferenze con gli scudi... Hmmm mi lasci controllare- disse il comandante mentre si voltava verso la console tattica e faceva partire una scansione automatica a basso livello sull'emissione di tachioni inversi nella zone della nebulosa -non credo ci sia una sonda all'interno della nebulosa, questo tipo di analisi ha permesso di rilevare unita' mascherate con campi ben piu' avanzati di questo, ma qui ha dato esito negativo...» «Forse non e' una sonda... e se fosse una stranissima anomalia subspaziale ad animare un tale genere di campo?» suppose l'ufficiale scientifico. «Affascinante ipotesi comandante, ma solo una buca di potenziale subspaziale formata da una massa superdensa con energia negativa potrebbe generare un tale campo... e agli ultimi dati che ho, tale tipo di formazione non esiste in natura... almeno non e' stata ancora scoperta... sarebbe come costringere un buco nero a diventare un anello sottilissimo ed a girare su se stesso con velocita' prossima a c, cosa che richiederebbe piu' o meno l'energia di un'intera galassia concentrata in un punto per accadere... la escluderei quindi a priori- ribatte' il comandante Sasuk -comunque e' sempre meglio controllare. Se cosi' fosse avremmo di fronte agli occhi uno dei fenomeni piu' interessanti della galassia...» La consolle tattica fu configurata per una nuova scansione, ma anche qui si ebbe risultato negativo, l'attenzione di Sasuk fu pero' richiamata da una cosa inquietante a cui nessuno dei due ufficiali aveva pensato: «Ma se la fonte del campo provenisse dall'interno della nave? Noi non avremmo modo di analizzarla se non potendola... toccare con mano» esclamo' con voce inflessibile Sasuk. «Ha ragione comandante, rivedendo le analisi con la massima risoluzione e frequenza di campionamento...- disse l'ufficiale bajoriano lavorando sulla sua consolle -posso confermare che all'esterno dei nostri scudi non c'e' alcun genere di campo di trasporto energetico, ne' il campo camaleontide... posso quindi affermare con certezza che la fonte e' all'interno degli scudi e, vista la simmetria, direi... al centro della sala macchine...» esclamo' meravigliato Bato voltandosi verso Sasuk. «Signor Bato la sua analisi e' piu' che corretta, resta pero' un interrogativo inquietante: c'e' stato un urto senza danni, abbiamo un problema di interferenza con gli scudi in prossimita' della gondola... questa fonte deve essere in ultima analisi un dispositivo creato da menti intelligenti... quindi la supposizione della sonda o forse di una navetta e' corretta, considerato poi che, valutata forma, modalita' e brutalita' dell'omicidio, e presupponendo la tuttavia non scontata onesta' dell'equipaggio, l'assassino debba essere una forma di vita aliena alla nave, e quindi, secondo logica, potrebbe essere collegato in qualche modo o per qualche motivo con la fonte del campo...» disse il vulcaniano. «Signore, secondo me siamo stati abbordati dall'equipaggio di un'altra navicella che si e' teletrasportato nella nostra sala macchine col dispositivo di distorsione...» suggeri' Bato. «Concordo pienamente. Andiamo a riferire il tutto al capitano - disse il comandante Sasuk, per poi ordinare ad un giovane umano seduto alla postazione del navigatore- Tenente Mc Connelly a lei la plancia. Se ci sono problemi mi chiami pure sul ponte di osservazione» Bato e Sasuk uscirono dalla plancia per raggiungere il luogo convenuto per la riunione parlottando dei risultati ottenuti. -- Il consigliere seguiva il capitano che, con fare deciso, si era diretto verso la porta vicina al turbo ascensore principale, quella che portava al ponte d'osservazione, la sala designata per le riunioni degli alti ufficiali. La porta della sala si apri', con il sibilo familiare delle porte ed Harlock non esito' ad entrare, seguito da Lana, al momento calma e fredda nello sguardo, come se per un attimo fosse riuscita ad escludere le menti intorno a se. Appena la porta si chiuse, il capitano si volto' verso la giovane donna. «Consigliere, avrei bisogno di parlarle prima della riunione con gli altri ufficiali.» «Lo immaginavo capitano, dica pure...» Harlock si diresse lentamente verso la sua poltrona e Lana si sedette poco lontano, guardandolo intensamente. «Prima di tutto volevo rassicurarla sulle mie condizioni. Credo lei abbia... sentito qualcosa mentre ero in sala tattica.» Il consigliere continuava a guardare il capitano e sentiva che era sicuro di se e per nulla agitato. «Si, capitano, ho percepito le sue sensazioni. Ma ora so che e' tutto a posto.» Il capitano sorrise. «Per quanto la riguarda invece, non vorrei che le mie improvvise emozioni l'avessero turbata eccessivamente. Gia' poco prima aveva aperto la sua mente e non mi sembra sia stata un'esperienza piacevole.» Il capitano smise di parlare, dando pero' l'impressione di star riordinando i suoi pensieri, non lasciando al consigliere il tempo di replicare. «Volevo proprio chiederle qualcosa riguardante le sue percezioni mentre ero in sala tattica.» Il capitano racconto' cio' che era avvenuto e dello strano essere con cui aveva avuto a che fare. «Sono stato avvicinato da quella che definirei una forma di vita senziente. Volevo sapere se lei ha percepito qualcosa a lui relativa... erano solo le mie emozioni a inondare la sua mente?» Lana si mosse un po' sulla sedia. «Capitano, posso parlarle francamente?» «Prego consigliere, faccia pure...» «Vedi, Derek, io ho percepito chiaramente le tue sensazioni. E mentre le sentivo quello che mi sconvolgeva di piu' era il fatto che non riuscivo a percepire niente da parte di chi supponevo fosse con te...» Mentre la donna parlava. il capitano ascoltava, protratto con la testa in avanti ed annuendo di tanto in tanto. «Quello che credo e' che la forma di vita con cui hai avuto a che fare non sia biologica.» Il capitano annui' decisamente «Si, lo supponevo, ma volevo sentire anche il tuo parere. Lana...» Harlock si fermo' un attimo a pensare. «Si...?» «Cosa puoi dirmi dell'equipaggio? Riesci a leggere nelle loro menti oppure preferisci non rischiare?» «L'equipaggio e' molto scosso, sono tutti frastornati dall'omicidio commesso, ma ancora di piu' dal fatto che si e' creata un'enorme confusione... non sappiamo con chi abbiamo a che fare!» «Vedi,- riprese il consigliere -quando ho aperto la mente ho percepito le sensazioni dell'alieno che cosi' crudelmente ha ucciso il guardiamarina Farrel. Abbiamo a che fare con due specie differenti di alieni...» Il capitano non parve eccessivamente sorpreso. «Sospettavo anche questo e tu me ne ha dato conferma. Non era possibile che tu avessi percepito l'assassino e non l'entita' che ho incontrato io. Quello che mi premerebbe scoprire e' se queste due diverse forme di vita siano tra loro legate, o se la loro presenza a bordo dell'Arcadia sia una sorta di bizzarra e sfortunata coincidenza. Non vorrei compromettere l'incontro con una nuova razza a causa dell'assassino...» «Hai perfettamente ragione.» «Sono inoltre preoccupato per i civili a bordo... questo alieno assassino... ha ucciso un membro dell'equipaggio, che proviene dall'Accademia ed ha un addestramento specifico alle spalle. Cosa possono mai fare dei civili contro un essere di tale potenza? Non mi resta che sperare che Farrel sia stato assalito di sorpresa... A proposito di Farrel...» «C'e' qualcosa che devi chiedermi?» «Si, due cose. Per prima cosa le devo fare le mie scuse. Quando la dottoressa Lupescu e' venuta in sala tattica ho chiesto a lei di informare la famiglia del guardiamarina. Credo invece che tale incarico rientri nelle sue competenze. Volevo precisarle che non intendevo scavalcarla, ero solamente scosso dall'accaduto... ho visto di peggio, ma speravo la cosa non si sarebbe mai ripetuta...» Il volto del capitano parve spegnersi, la sua mente si perse per un attimo in antichi, dolorosi ricordi. Il consigliere guardo' il capitano e per un attimo colse la sua velata tristezza. Si alzo' e si ando' a sedere piu' vicina a lui, come per dimostrargli che in quel momento non era solo, ma aveva qualcuno con cui dividere i suoi tormenti. «Lo so... e' doloroso... lasciamo che sia la dottoressa Lupescu ad avvertire la famiglia. Sono sicura che sapra' usare le parole giuste. Ma parlami della seconda cosa.» «E' molto inquietante... secondo la dottoressa la morte di Farrel non e' stata immediata, ma l'assassino deve aver assistito alla scena, cercando anche di non fare urlare il guardiamarina.» «Immaginavo che fosse accaduto qualcosa di simile- disse Lana ed un brivido la scosse -Derek, abbiamo a che fare con un individuo cinico e pericoloso... egli non possiede la capacita' di discernere cio' che e' bene da cio' che e' male... per lui uccidere qualcuno e' come scavalcare un ostacolo che si frappone per raggiungere la sua meta. Potrebbe far qualsiasi cosa, ne sono certa, pur di ottenere cio' che vuole...» «Questo e' quello che ha percepito, vero?» Il consigliere annui' tristemente. Il capitano abbasso' il tono della voce, rendendo il discorso ancora piu' confidenziale. «Lana, sei sicura di poter aprire la mente in questo frangente dopo la tua esperienza?» «Ci posso provare... Al limite, se dopo dovessi stare male potrei chiedere alla Lupescu di sintetizzarmi un inibitore, per controllare meglio le mie emozioni...» «No, io intendevo il contrario. Al tuo arrivo in plancia eri molto scossa. Mi sei quasi svenuta fra le braccia. Non voglio che tu rischi cosi' tanto finche non ti sarai ripresa completamente. E non mentre siamo in una situazione cosi' critica...» «Ma Derek, io...» Il capitano muto' improvvisamente tono di voce. «Consigliere: e' un ordine.» «Come desidera, capitano...» Il consigliere guardo' l'uomo che le sedeva di fronte e capiva che lo stava facendo per lei. E comunque non poteva certo discutere un suo ordine. Il capitano sorrise alla donna, vedendo che capiva e le disse con tono pacato: «Bene Lana, adesso credo che arriveranno Bato e Sasuk. Non gli ho dato molto tempo per stilare i rapporti, ma voglio cercare di capire quello che sta succedendo al piu' presto possibile.» Il consigliere si alzo' dalla poltroncina, guardo' il capitano ed un flebile ma evidente sorriso le illumino' il candido volto. «Capitano, posso darle un consiglio?» L'uomo guardo' Lana restando ancora seduto. «Ma certamente!» «Io se fossi in lei mi cambierei... Anche se devo dire, quell'uniforme le dona tantissimo!» Il capitano si guardo' il petto: sul tessuto nero risaltavano le Ossa Incrociate. «Dannazione, non mi ero reso conto di avere ancora indosso questa roba!» «Meno male che almeno ha tolto il mantello...» In quel momento, un trillo alla porta annuncio' l'arrivo degli ufficiali chiamati a riunione. «Consigliere, per questa volta se la cava cosi'!». Il capitano lancio' un furbesco sguardo alla donna che ancora sorrideva. Ma lo spettro dell'alieno aleggiava ancora fra loro. «Avanti!» Ordino' infine il capitano con voce e tono decisi. -- Motoko si era allontanata per alcuni metri quando, vicino all'imbocco di un turboascensore, vide il guardiamarina Sommerfield. Il robusto tecnico camminava lentamente, quasi fosse indeciso sul da farsi quando vide il tenente e, sempre lentamente, si avvicino'. «Hei!- esclamo la donna -siamo in stato di allarme rosso! Se non e' di turno e' pregato di tornare nel suo alloggio...» Il guardiamarina, quasi non avesse sentito, si muoveva ciondolando. «Dico a lei!» disse il tenente con un tono abbastanza sull'arrabbiato, mentre gli si avvicinava. Arrivata vicino gli poso' una mano sulla spalla per voltarlo. La reazione fu quasi istantanea. All'improvviso gli apparve una specie di lama tubolare dal braccio, come se gli fosse uscita dalla manica. Destro, sinistro, destro, sinistro, i colpi erano rapidissimi, e il tenente riusciva a malapena a schivarli; un paio di colpi erano andati a segno e sebbene il tenente riuscisse ad evitare la parte tagliente della lama, i colpi erano dati con una forza a dir poco incredibile, e Motoko cadde giu', con un labbro spaccato ed il naso sanguinante. Mentre si rotolava per terra vide meglio l'arma in mano al guardiamarina. Probabilmente era nascosta all'interno della tuta, perche' se ne vedeva solo la lunga lama uscire dal polsino, ed il manico, presumibilmente, era ancora nascosto all'interno. Come facesse ad adoperarlo in una maniera cosi' scomoda, era un mistero per il tenente, ma era un mistero maggiore come facesse ad essere cosi' rapido e letale, e la velocita' e la precisione dei colpi del guardiamarina, miglioravano ad ogni istante. Poi un affondo. Fortunatamente Motoko riusci' a rotolarsi via abbastanza rapidamente, ma la lama perforo' quasi completamente la gamba destra; notevolmente rallentata, riusci' a malapena ad evitare il secondo colpo, sull'addome, poco sotto l'ombelico. Il dolore era immenso, e quasi debilitante. L'unica speranza era che il simbionte non fosse stato toccato. "Altrimenti Sommerfeld mi ha gia' uccisa..." penso'. Piegata dal dolore, la trill osservo' quello che, probabilmente, sarebbe stato il suo carnefice. A questo punto, deus ex machina, Sommerfield si fermo', quasi pietrificato, per pochi, lunghissimi secondi. Indi fuggi' a gambe levate, in direzione opposta a quella da dove proveniva Motoko, con una velocita' a dir poco incredibile, mentre una luce azzurra illuminava il corridoio. Motoko non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che vide un globo luminoso, una luce blu simile ad una stella in miniatura, che si fermo' poco davanti a lei; poi la luce divenne un disco luminoso che si espanse fino a formare un cilindro, indi la luce collasso' su una figura umanoide, simile ad uno scheletro robotizzato, con occhi rossi lucenti ed una specie di corazza che sembrava di titanio, ma cromata allo stesso tempo. "Decisamente non sono Borg" penso' tra se e se il tenente, cercando di capire se esserne felice oppure no. L'essere punto' il trill, emettendo una specie di suoni. «Crdzxzd. Entita' biologica non corrispondente al HKY001...» sembrava che dicesse, ma il tenente aveva altro a cui pensare. Motoko osservo' come la sua corazza fosse composta da placche apparentemente di titanio, che si incastravano perfettamente all'altezza della colonna vertebrale, ed erano illuminate da una sottile luce azzurrognola. Ad un certo punto, piu' o meno quando termino' la sua strana "filastrocca", l'essere ritorno' luminoso, e, nel giro di pochi istanti, ridivenne la sfera luminosa di prima, per poi allontanarsi nel corridoio. Mentre si rialzava, molto faticosamente, il comunicatore, quello dell'Enterprise A, trillo'. Le uniche persone in grado di comunicare con esso erano Breetai, col suo comunicatore inserito nella parte artificiale del suo cervello, e Miryia, col comunicatore che le aveva dato poc'anzi. La voce femminile che parlava non lasciava dubbi al riguardo: «Tenente, le comunicazioni sembrano essere state ripristinate, ma non riuscivo a contattarla col comunicatore standard. Sono infatti riuscita a contattare l'infermeria. Stanno mandando una squadra di pronto intervento. Tenente, mi sente?» «Chiami anche una squadra di supporto- rispose ansimando, mentre, aggrappandosi col braccio destro alla parete, si ritirava su -faccia loro cercare il guardiamarina Sommerfield. E pure il mio comunicatore» disse mentre con gli occhi affaticati cercava di scoprire dove fosse volato via il lembo della sua tuta col comunicatore, quando Sommerfield la aveva colpita, di striscio, la prima volta. Entro' nel turboascensore senza dedicare ulteriori preziose energie alla sua ricerca. «Plancia» disse con un filo di voce, tant'e' che temeva il computer non l'avesse sentita. Mentre il turbo ascensore saliva, il dolore per la ferita alla gamba e, soprattutto, per quella all'addome, aumentavano, e Motoko non riusciva neanche a tenere gli occhi aperti. Appena senti' il sibilo della porta che si apriva, senza neanche aprire gli occhi, raccolse tutte le sue forze per esclamare: «Capitano, ho scoperto chi e' l'assassino. E' Sommerfield.» Poi il buio. -- Il comandante Bato e Sasuk, seguiti dalla dottoressa Lupescu entrarono con passo deciso in sala tattica. Un rapido saluto al capitano ed al consigliere, ed erano gia' ai loro rispettivi posti: Bato seduto alla sinistra del capitano, Sasuk alla sua destra. Lana ando' invece a sedersi accanto a Bato, mentre la dottoressa Lupescu si accomodo' accanto al Primo Ufficiale. Il capitano guardo' attentamente gli alti ufficiali radunati attorno alla sua tavola e non pote' fare a meno di notare due importanti assenze. Rivolse quindi la sua attenzione a Sasuk: «Comandante, perche' il comandante McRey ed il tenente Kusanagi non sono presenti alla riunione?» Il vulcaniano senza scomporsi innalzo' il sopracciglio destro. «Capitano, la sala macchine e' momentaneamente isolata, per questo credo McRey sia impossibilitato a raggiungerci. Per quanto riguarda invece il tenente Kusanagi... non so spiegarmi la sua assenza.» Dopo queste brevi e lucide parole, sfioro' il suo comunicatore: «Comandante Sasuk a tenente Kusanagi... comandante Sasuk a tenente Kusanagi...» Non giungeva alcuna risposta. Il capitano prese in mano la situazione: «Comandante Sasuk, informi la sicurezza dell'apparente sparizione del tenente Kusanagi e li avverta di stare all'erta e di comunicarci ogni eventuale informazione immediatamente.» Il vulcaniano esegui' l'ordine e finalmente il capitano pote' dare inizio alla riunione. L'atmosfera era palesemente tesa, quasi palpabile. Troppi avvenimenti avevano scosso la nave negli ultimi minuti, ed ancora si era lontani da scoprirne le cause. «Signori, cosa siete riusciti a scoprire?» Bato prese la parola per primo. «Capitano, io e il comandante Sasuk abbiamo fatto delle scoperte relative ai fenomeni accaduti sull'Arcadia negli ultimi 20-30 minuti. E siamo arrivati a formulare alcune ipotesi.» «Prego, esponete le vostre idee.» «Come prima cosa- comincio' il primo ufficiale -Abbiamo notato che i nostri sensori non riescono ad analizzare l'interno della sala macchine... e' come se ci trovassimo di fronte ad un qualche genere di campo di forza che si adatta continuamente alle frequenze di scansione dei nostri dispositivi...» «E come se non bastasse- intervenne l'ufficiale scientifico -abbiamo notato una strana fluttuazione nella fornitura di potenza del reattore M/AM che, come puo' notare lei stesso signore- disse indicando lo schermo della sala tattica su cui scorrevano i dati rilevati -corrisponde esattamente al periodo di rivoluzione interfasica della nebulosa.» «Sembra ci stiano usando come una sorta di... rigeneratore di carica... quello che voi umani chiamavate "caricabatterie" credo- esclamo' il vulcaniano -Abbiamo svariate teorie sulla causa di questi fenomeni e soprattutto sulla natura di questo campo che investe parzialmente la nostra nave: innanzitutto mi sentirei di escludere a priori la sua pericolosita' verso di noi o verso i sistemi della nave... del resto i controlli operativi del reattore e del nucleo a curvatura sono ancora operativi quindi per ogni evenienza saremmo in grado di spegnere tali sistemi dalla plancia...» «Ci sarebbe una possibilita' per analizzare la situazione all'interno della sala macchine...- disse il bajoriano -si potrebbe adattare una microsonda ad inversione quantica ad utilizzare, per il trasferimento dei suoi segnali, un fascio di radiazioni subspazialmente incoerenti da pilotare lungo i condotti ODN per farci giungere i risultati direttamente qui in sala tattica o in plancia senza risentire dei disturbi che si hanno in presenza del campo riscontrato nei pressi della sala macchine» «Ottima idea. Quando tempo pensate vi occorra per preparare questa sonda?» «Si tratta di semplici modifiche, che non penso richiedano piu' di cinque minuti di lavoro. Non penso di avere nemmeno bisogno della collaborazione del primo ufficiale.» «Veramente- riprese il capitano -vorrei se ne occupasse proprio Sasuk, in quanto vorrei che lei- guardando fisso negli occhi Bato -continuasse le analisi sul periodo della nebulosa. E' un particolare molto strano e curioso, e potrebbe aiutarci a capire l'entita' dei fenomeni avvenuti a bordo negli ultimi tempi.» «Sissignore.» annuirono i due ufficiali. «A questo punto penso sia il caso di informarvi su quanto accaduto in sala tattica prima del vostro arrivo insieme al consigliere Roden. Sulla base dell'esperienza avuta, e delle percezioni del consigliere, penso che abbiamo a che fare con due forme di vita aliene. «Affascinante.» bisbiglio' il primo ufficiale. «Una, l'assassino del guardiamarina Farrel, caratterizzata da una forte malvagita' percepita dolorosamente dal consigliere, l'altra, quella che ho incontrato io in sala tattica, che... potremmo definire... una specie di automa. Lana non ha infatti percepito alcuna forma di pensiero od emozione eccettuate le mie, il che ammette diverse possibilita'. Pur non escludendo a priori che la "razza" cui faccia parte l'androide possa essere impercettibile da parte dei betazoidi, come lo sono ferenghi ed altre razze della federazione, sento che le principali possibilita' siano che la "creatura" sia empaticamente schermata, che sia effettivamente un androide controllato da un computer centrale o sia... una macchina autocosciente.» «Pensa che queste due forme di vita siano tra loro collegate, capitano?» esordi' la Lupescu. «Non lo so, ma le intenzioni dell'androide non erano ostili nei miei confronti. Sono stato esaminato da una specie di sensore, quindi la... "creatura" e' svanita in un lampo di luce.» «Potrebbe anche non averla uccisa poiche' lei non ha reagito... Farrel era una testa calda da quello che so...» «Non penso sia cosi' comandante Bato- interruppe Lana con la sua solita voce calma e dolce. Eppure, era evidente un suo disagio interiore -da quello che ho percepito questo alieno non si fa scrupoli ad uccidere un'altra forma di vita, quasi ne traesse piacere personale...» «Effettivamente, dall'autopsia eseguita dal dottor Tofu, risulta chiaro che l'assassino abbia assistito al dissanguamento della vittima. Non penso che una creatura cosi' malvagia si sarebbe fatta scrupoli ad ucciderla capitano.» Harlock rimase in silenzio per un momento. «E' quello che ho pensato anche io dottoressa, e che mi lascia... "ben sperare". Potremmo infatti essere alle prese con una situazione di primo contatto con una razza non ostile, il problema e' che nel frattempo abbiamo la stessa situazione con una forma di vita altamente ostile che non abbiamo identificato, e non vorrei compromettesse tutto quanto.» «Cosa suggerisce di fare capitano?» «Sasuk, si occupi della preparazione della sonda da mandare in sala macchine. In questo modo potremo valutare la situazione e decidere come adoperarci per il recupero di McRey e dei suoi. Faremo arrivare i risultati direttamente sullo schermo della plancia. Ransie, restera' insieme a noi per dare il suo parere di medico, mentre Bato lavorera' sulla nebulosa. Manterremo la situazione di allarme rosso silenzioso, in modo che i civili restino confinati nei loro alloggi e non corrano rischi. E dovremo anche scoprire cosa e' successo al tenente Kusanagi.» «Suppongo sia tutto. Avete altre domande?» C'erano. Tante erano le cose da chiedere e le cose poco chiare. Nessuno aveva pero' il tempo di poter rispondere. Il tempo era un bene prezioso da adoperare con cura e nessuno dei presenti aggiunse altro. «Bene, possiamo andare. Ognuno al proprio posto!» -- «Comandante Bato, cominci a...» Il capitano Harlock non fini' la frase, in quanto la sua attenzione fu catturata dal rumore della porta del turbo ascensore in apertura. Si volto' rapidamente, guardando dietro la sua spalla, per incontrare con lo sguardo quello che lui pensava fosse un innocuo guardiamarina o un ufficiale della sicurezza che rientrava con qualche notizia. Se il comandante Bato avesse continuato a guardare, avrebbe notato la sua faccia assumere un espressione di stupore misto ad orrore. Sulla soglia c'era il tenente Kusanagi. Si reggeva a malapena su un lato dell'apertura. Il suo corpo mostrava delle evidenti ferite. Un profondo squarcio nei pressi dell'addome lasciava fuoriuscire copiose quantita' di sangue che andavano poi ad unirsi a quelle prodotte da un'altra lacerazione sulla gamba destra. Teneva gli occhi chiusi e aveva la faccia chiusa in una smorfia di dolore. Nessuno fece in tempo ad alzarsi per soccorrere la trill o a capire cosa stesse succedendo che il tenente con un filo di voce disse: «Capitano, ho scoperto chi e' l'assassino. E' Sommerfield.» Poi crollo' a terra, abbandonata, come se quella frase possedesse tutta la forza vitale del tenente che, pronunciandola, ne aveva rinunciato. «Mio Dio, e' un miracolo che non sia morta quando e' caduta a terra!» La Lupescu non aveva nemmeno finito di guardare le letture del suo tricorder medico quando pronuncio' quelle parole. Accanto al corpo del giovane tenente si era radunata parte dell'equipaggio di plancia: Bato era chino accanto ad esso, cercando di fare da schermo agli altri, impedendo che le togliessero aria. Sasuk, forse non proprio distaccatamente, guardava la situazione dall'alto, mentre Lana era visibilmente scossa dall'accaduto e turbata dalla visione delle pesanti ferite sul corpo di Motoko. «Pensa di poterla portare in tempo in infermeria?» Con voce ferma il capitano si era rivolto alla dottoressa. Non era cinismo o disinteressamento a farlo parlare in questo modo, ma qualcosa di molto peggiore. Molto piu' triste. Un'abitudine che desiderava perdere, ma sembrava tornare sempre a bussare dolorosamente alla sua porta. «Beh...» esordi' la Lupescu alzando un sopracciglio e scrollando la testa, sempre osservando il corpo di Motoko, per venire subito interrotta dal capitano che, guardando il suo primo ufficiale prese a fare il suo lavoro: impartire ordini. «Sasuk, prenda con se Motoko e due addetti alla sicurezza. La porti assieme alla dottoressa in infermeria.» «Signore- fu Bato a prendere la parola -posso accompagnarla io.» «No... la scelta logica sono io, comandante Bato.- disse il vulcaniano dopo un secondo di esitazione -Signore?» «Logica?!» Chiese il bajoriano confuso e quasi arrabbiato. Dov'era la logica in quel frangente, e chi aveva il tempo di pensarci? «E se la teleportassimo li'?» domando' Lana, dopo avere ritrovato la forza di parlare. Il capitano si volto' ad incrociare i suoi occhi, guardandola e rispondendole un semplice ‘no’. Se fino a poco prima nei suoi occhi Lana aveva trovato vitalita' ed anche un pizzico di allegria, adesso Derek era tornato quello di sempre. «Bato, lei restera' in plancia con me. Lei- rivolto all'ufficiale della sicurezza dal grado piu' elevato -raduni una squadra e vada alla ricerca di Sommerfield. Sasuk... vada!» Mentre il vulcaniano sollevava il corpo di Motoko con forza, ma attenzione e cura, due ufficiali in tuta giallo senape si avvicinarono per fare da scorta. Al gruppo si aggiunse la Lupescu, col suo tricorder sempre a meno di trenta centimetri dal corpo di Motoko, e quindi entrarono nel turboascensore piu' vicino. Quello che conteneva il sangue, e la volonta', di Motoko. «Le analisi che le ho chiesto, comandante...» Harlock parlo' da dietro la schiena del bajoriano, senza osservarlo, senza degnarlo di ulteriore attenzione. D'altronde, voleva solo distrarlo dalla vista di un suo collega in fin di vita. Non era uno spettacolo piacevole. Da quel che Harlock sapeva del suo ufficiale scientifico, la sua infanzia non era stata certo piacevole, e probabilmente, come lui, era stato tristemente abituato a spettacoli anche peggiori. I cardassiani non avevano il cuore tenero. Ma se per Derek la vista di un compagno ferito era legata al nome "Federazione Unita dei Pianeti" e all'immagine di una nave stellare, per Bato tali concetti erano ancora immacolati da simili dolori o spettacoli. Gli basto' pero' poco per riassumere il controllo di se. «Si'... signore.» e si avvio' verso la sua console. Il consigliere si avvicino' al capitano con passo esitante. C'erano stati degli omicidi a bordo, e conosceva bene Farrel, ma... era cosa diversa dal vedersi davanti il proprio capo della sicurezza cosi' ferito. Avrebbe raggiunto l'infermeria? si chiese. Certo che l'avrebbe fatto. Che domande. Capi' anche che mai avrebbe invidiato un addetto alla sicurezza o anche quello che attendeva adesso Yota o la dottoressa. Tocco' delicatamente Derek appoggiando la mano sulla sua schiena. «... vorrei andare nel mio alloggio...» Derek si volto', afferrando la mano di Lana nella sua senza parlare per qualche momento, le annui' col capo e poi guardo' oltre, verso uno degli addetti alla sicurezza vicini il turboascensore libero. «Accompagni il consigliere Roden al suo alloggio senza perderlo di vista nemmeno per un istante.» L'addetto alla sicurezza apparve spaesato per un attimo, guardando il suo capitano come se non sapesse cosa fare. Derek alzo' impercettibilmente il tono della voce: «Mi ha capito?» L'ufficiale infine annui' e si avvicino' a loro due, fermandosi ritto e fiero come avevano fatto gli altri due accanto al comandante Sasuk. Quindi, assieme al consigliere si diressero verso il turboascensore e vi entrarono. Prima che le porte si chiudessero, Harlock guardo' Lana negli occhi «Stai attenta.» Poi le porte si chiusero. Ancora poco, e si sarebbe chiuso qualcos'altro, che tanto aveva faticato a riaprirsi. -- Lana si avvio' verso il turboascensore. Appena le sue porte si dischiusero, rivide il volto di Motoko... L'impatto di cio' che era successo, accumulato agli strani eventi che stavano abbattendosi sull'Arcadia, scosse profondamente la giovane donna. Entro' titubante, seguita dall'addetto della sicurezza, al quale prestava scarsa attenzione assorta com'era nei suoi pensieri. Si giro' verso le porte ancora aperte. Il capitano la stava fissando negli occhi sussurrandole di stare attenta. Attenta... «Ponte dodici» Mormoro' quelle parole come se non fosse lei a dirle, quasi in un impulso meccanico. Nemmeno il tenente che la stava accompagnando fece caso all'errore. L'alloggio di Lana si trovava sul ponte otto... ma la sua mente era vicina a quella di Motoko. Non sapeva cosa fare. Gli ordini del capitano erano stati molto chiari. Non avrebbe piu' dovuto aprire la mente finche' il suo organismo non si fosse stabilizzato. Eppure... forse quella era la soluzione di tutto... rivide il viso di Motoko macchiato di sangue e quella sua espressione sul volto... Qualcosa non tornava. Ora sapevano chi era il colpevole, ma c'era qualcosa di sbagliato in tutto cio' che conoscevano, qualcosa fuori posto, come un tassello messo in malo modo in un tragico puzzle... ma era cosi' difficile vederlo senza gli occhi della sua mente... All'improvviso torno' alla realta'. Il turboascensore stava velocemente terminando la sua corsa e lei non aveva quasi degnato di un pensiero la persona che le stava accanto, il giovane tenente della sicurezza che avrebbe dato la sua vita per lei, se fosse stato necessario proteggerla. Per un attimo lo fisso'. Da lui emanavano strani impulsi... Aveva visto in precedenza l'uomo, il tenente Kwann, sempre gentile e cordiale con lei... ma ora sul suo volto una strana misticita'... era cosi' lontano e stranamente assorto... "... ... morte ... ..." Il pensiero le baleno' in testa come un fulmine dirompendo nella sua faticosa stabilita', gettando definitivamente al vento la tranquillita' cosi' tanto fragile precariamente costruita in quei pochi istanti. «Perdonami, Derek...» Mormoro' quelle due parole pensando al suo capitano. Il turboascensore si arresto' e dischiuse le porte al gelido corridoio di fronte a lei. Apri' la sua mente e immediatamente capi'... si volse di scatto verso il tenente Kwann. «Sei tu!» E fu come se una lama ghiacciata la trafiggesse da parte a parte... ci mise poco a realizzare che quella lama era reale! Si tocco' con le mani l'addome insanguinato... alzo' appena il capo per trovarsi di fronte il ghigno inferocito del volto deforme del tenente Kwann... o per meglio dire del mutaforma che aveva preso le sembianze dell'ufficiale. La lama venne retratta dal suo addome e Lana cadde a terra. Escluse dalla sua mente il dolore e ringrazio' per un attimo di essere cosi' capace di tenere sotto controllo le proprie emozioni, in tali frangenti. Quel volto deforme la guardo'. Il ghigno si era trasformato in una risata diabolica, di trionfo. «... sei tu...» mormoro' Lana. Il mutaforma si getto' sopra di lei e, con una mano appoggiata sopra le sue labbra, alzo' il braccio che terminava con l'affilatissima lama che gia' aveva squarciato l'addome della betazoide. La donna penso' che quella volta non se la sarebbe cavata. No, non ce l'avrebbe fatta. Non poteva urlare, la mano del mutaforma le sopprimeva la voce, ma la sua mente poteva farlo ed urlo', urlo' con quanta potenza avesse, cercando Sasuk. Non era sicura che lui potesse sentirla, non erano abbastanza intimi, ma era l'ultima cosa che potesse fare. Almeno gli avrebbe rivelato l'identita' del vero assassino. Il suo stesso urlo la stordi'... e non vide cio' che stava per accadere. Il comandante Sasuk stava camminando assorto nei suoi pensieri lungo il ponte dodici. Due ufficiali della sicurezza lo stavano seguendo, poco lontano. Non c'era logica in quello che stava accadendo. Cosi' camminando, con le braccia incrociate dietro la schiena, udi' all'improvviso un rumore sordo, come il cadere di un corpo sul gelido pavimento del corridoio. Come lui, lo sentirono gli ufficiali al suo seguito. Ma lui udi' qualcosa di piu'. Una specie di urlo straziante... l'evocazione di un nome confuso, incomprensibile... Il vulcaniano guardo' gli ufficiali al suo fianco negli occhi, e spianati i phaser, si misero a correre verso la fonte del suono... il ticchettio dei tacchi delle loro scarpe echeggiava ora nel silenzio che li circondava... Il mutaforma guardo' per un attimo la donna svenuta davanti a se. Teneva sempre il braccio alzato. Stava per scagliare il colpo definitivo quando un accelerato ticchettio distolse la sua attenzione dalla betazoide. Era proprio su quel ponte e si stava avvicinando a lui. Non voleva rischiare che lo sorprendessero. A giudicare dai passi dovevano essere piu' di uno. Guardo' la donna stesa a terra... il suo sangue era copiosamente traboccato e si stava spandendo sul pavimento. Quando gli ufficiali arrivarono sentirono un rapido fruscio, ma non videro nessun altro che non fosse il corpo del consigliere, straziato, sul pavimento. Sasuk si avvicino' immediatamente alla donna mentre l'ufficiale al suo fianco chiamo' rapidamente la dottoressa Lupescu. Il vulcaniano si chino' a terra e tasto' il polso della donna. Nessun battito. Avvicino' il volto a quello di lei. Nessun respiro... -- «Ha qualche dato, comandante?» Harlock era, contrariamente al solito, non sulla sua poltrona, ma al banco tattico, le sue dita che scorrevano sul pannello, ed i suoi occhi completamente assorti sui dati che apparivano. Aveva legato i capelli con un elastico, per evitare che potessero dargli fastidio nella rapida lettura dei risultati delle analisi dei sensori o dei rapporti dei vari ponti. La mancanza di un ufficiale tattico si faceva sentire sempre nei momenti di maggiore bisogno. La possibilita' di fare esperienza a bordo di un vascello Klingon per il tenente Monteiro aveva portato ad uno scambio di ufficiali tra l'Arcadia e la Chal-Kamey, con l'unico inconveniente che, mentre il tenente Monteiro gia' prestava servizio a bordo della nave klingon, il tenente K'Berh ancora non era arrivato a bordo dell'Arcadia. Dato lo stato attuale della nave, Harlock non era sicuro se desiderare o meno che l'ufficiale arrivasse prima di aver chiarito la situazione con l'assassino e le strane forme di vita meccaniche. «Sissignore- rispose il bajoriano, ora l'ufficiale di grado piu' alto in plancia, dopo Harlock stesso -ho qualcosa, ma non ho ancora...» «Capitano, ho trovato il consigliere.» La voce di Sasuk arrivo' improvvisa ed inaspettata, interrompendo l'ufficiale scientifico. Harlock alzo' per un momento lo sguardo, confuso, guardando Bato, e replico': «Cosa vuol dire ‘trovato’, Sasuk? Lana e' andata nel suo alloggio.» «Nossignore. E' qui sul ponte dodici nel turboascensore. Morta.» Le dita del capitano smisero di scorrere sul pannello. Se qualcuno gli fosse stato accanto, molto vicino, le avrebbe potute vedere tremare leggermente. E se le avesse prese tra le sue, le avrebbe sentite improvvisamente congelarsi. E se avesse potuto guardare la sua anima attraverso il suo occhio... avrebbe capito che era tutto finito. Quel che aveva faticato a riaprirsi era stato richiuso di colpo. -§ Primo piano di Harlock. Il campo si stringe lentamente in un primissimo piano del volto e poi dell'occhio sinistro. La musica aumenta di volume in un crescendo, mentre l'immagine si dissolve in favore di uno schermo completamente nero dove appare la scritta: "To Be Continued..." § Crocevia degli Universi § U.S.S. Arcadia - VitaMorte I § Con: Luca Santarelli § Cpt. Derek W. Harlock Fabio Giudici § Cmd. Sasuk Diego Leonardi § Ten. Cmd. Bato Ronek Barbara Farinelli § Ten. Cmd. Lana Roden Matteo Marino § Ten. Cmd. Peter McRey Giovanni Caprilli § Dot. Yota Tofu Fabio Cavallin § Ten. Motoko Kusanagi "Tout ce qu'un homme est capable d'imaginer, d'autres hommes seront un jour capables de le réaliser." - Jules Verne "Quel che un uomo è stato capace di immaginare, altri uomini saranno un giorno capaci di realizzare."